Bridget Jones in una scena del film "Bridget Jones's Baby"

L'ultima lezione di Bridget Jones alle donne incinte: mandare tutti al diavolo

Simonetta Sciandivasci

Nel nuovo libro di Helen Fielding, Bridget è pasticciona, in carriera, divorziata e, soprattutto, in dolce attesa. Sarebbe stupendo se la Rizzoli riempisse con questo nuovo gioiello tutti gli scaffali di quegli angoscianti angoli "genitorialità".

La Rizzoli pubblica oggi "Bridget Jones's Baby". Non è il libro da cui è tratto l’omonimo film, da poco nelle sale, applaudito come uno dei sequel più riusciti di sempre (non che ci volesse poi molto: nella storia del cinema i sequel riusciti sono pressappoco una decina), ma quello al quale sono ispirate le battute e le scene migliori. Ci sono svariate ragioni per gioire anziché sbuffare. Sarà perché è inglese, e dunque nel ripetersi non perde lo smalto, ma Helen Fielding ha bissato il miracolo di vent'anni fa, quando con il suo "The Bridget Jones's Diary" fece desiderare a tutte le sue lettrici (mezzo mondo) di essere come la sua eroina Jones e cioè pasticcione, single, intellettualmente punk e, soprattutto, sovrappeso (persino le magre si pentivano di essere magre, leggendo il libro). Stavolta, Bridget è pasticciona, in carriera, divorziata e, soprattutto, incinta. E leggerla fa venire soprattutto voglia di essere incinta. Sarebbe stupendo se la Rizzoli riempisse con questo nuovo gioiello tutti gli scaffali di quegli angoscianti angoli "genitorialità", solitamente tra "psicologia" e "sport", dove le librerie espongo manuali su come coinvolgere vostro marito nelle poppate notturne senza bisogno di un avvocato; come accettare che i genitori sono umani e quindi possono sbagliare; come scegliere nuove amicizie capaci di tollerare la vostra smania di parlare incessantemente di cosa trovate nel pannolino dei vostri eredi.

 



 

“È fuori di testa? UCCIDERA' la mia bambina! Mi infilzerà come Amleto da dietro l'arazzo!": qualche pagina fa Bridget ha scoperto di avere vita dentro di lei e ora sta litigando con la sua ginecologa che le si avvicina con un ago da amniocentesi di 30 centimetri, il solo capace di risalire all'identità del padre - anche stavolta B. è indecisa tra Mark l'affidabile e "DANIEL CIALTRONE NON RISPONDERE" (così lo ha registrato nella rubrica del telefono). Rifiutando l'amniocentesi, a Bridget non resta che la sincerità: dire ai due candidati, coi quali è andata a letto nella stessa settimana, che ciascuno di loro ha il 50% delle possibilità di diventare padre. Si prospetta un disastro: "nella mia vita ho sempre creduto che gli uomini andassero convinti a fare i padri".

 

E, invece, accade il contrario. Siamo nel 2016: Helen Fielding sa perfettamente che il machismo è vintage, esistono i mammi, non c’è bisogno di imporre matrimoni riparatori con la carabina, ciascun cuore di mamma è equamente supportato da un non meno servizievole, accorto, sovrasensibile cuore di papà. Tuttavia, non è per questo che questa Bridget è così #fertilitybridget. Lo è perché non rinuncia ai suoi amici felicemente single semialcolizzati e li preferisce a quelli efficientemente genitori? Perché rifiuta i broccoli polivalenti e si rimpinza di patate al formaggio? Perché flirta sia con l’affidabile che con il cialtrone? Perché non fa i controlli sebbene la sua sia una “maternità geriatrica” (ha superato da un pezzo i 36 anni) e suo figlio “potrebbe nascere mongoloide anche se mongoloide al giorno d’oggi non si può dire”? Solo in parte.

 

È a pochi mesi dal parto che Bridget fa la cosa più bella e materna: manda tutti al diavolo. Sua madre. I possibili papà che vogliono il suo bambino per redimersi. Gli amici che le ricordano “hai sempre detto che non saresti diventata una di quelle madri spocchiose!”. Il lavoro. Quando capisce che una donna incinta può dire “NO”, che ha la scusa perfetta per sottrarsi agli obblighi, al dovere di smentire i clichè, si chiude in casa per tre mesi. Guarda la tv. Spolvera. Riceve visite, ma non ne cerca. “Con un bambino dentro di me dire di no è stato più facile perché non mi sentivo egoista: lo facevo per lui”. La dolcezza della dolce attesa ovvero ritrarsi, fermarsi, tralasciare, godersi la pace, cambiare il ritmo, perderlo e fare tutto questo avendo la scusa meno contestabile di tutte. Di imparare a dire no e godersi la panza (alla quale è il mondo intorno che deve adeguarsi e non il contrario), poiché averla è più godimento che fatica, più potere che doppiolavoro, è il papà di Bridget a suggerirlo: i maschi possono ancora, un pochino, salvarci.

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