Scena dal film "L'uomo che uccise Liberty Valance"

Pagina 69

Meacci accumula dettagli e rischia di stancare, ma almeno è generoso

Mariarosa Mancuso
Liberty Valance nel titolo garantisce un po’ di cinema (e a pagina 99 di cinema appunto si discorre, con la partecipazione speciale di Lee Marvin e James Stewart). La numero 69 racconta un funerale, tra le tombe del cimitero si indovina una relazione clandestina tra una professoressa trentacinquenne e un ragazzo che di anni ne ha sedici.

Suggerisce Marshall McLuhan che la pagina 69 di un romanzo funziona come un frattale, in piccolo riproduce l’opera intera. Applicata ai candidati del premio Strega, la perizia ha finora rivelato un’opera mondo: “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati. Una biografia di Don Lorenzo Milani corredata da esercizi svolti, ovvero moderne scuole di Barbiana sparse per il mondo: “L’uomo del futuro” di Eraldo Affinati. E un memoir travestito da romanzo - per il comma 22 che fa vendere le opere di fantasia con la fascetta “da una storia vera”, e le autobiografie con la fascetta “avvincente come un romanzo”: “Se avessero” di Vittorio Sermonti.

 


Giordano Meacci


 

Giordano Meacci piazza due punti e virgola nelle prime cinque righe del campione (“Il cinghiale che uccise Liberty Valance” è il titolo, in cinquina è arrivato quarto). Uno schiaffo a Cormac McCarthy, lo scrittore di “Meridiano di sangue” e “La strada” che più volte ha reso nota la sua antipatia per quel segno di punteggiatura: “Credo nel punto fermo, in qualche rara virgola, mai nelle virgolette, cacche di mosche che sporcano la pagina”. Ci va pesante anche Kurt Vonnegut: “Un ermafrodito inutile, dimostra solo che avete fatto l’università”.

 

Non pago, alla pagina 99 che dovrebbe funzionare come rete di protezione, Giordano Meacci piazza abbastanza puntini di sospensione da schiantare un critico anche meno deciso a tenere la (nostra) posizione: sui punti e virgola si può discutere, i tre puntini sarebbe meglio lasciarli agli scrittori della domenica. Lo fa con sprezzo del pericolo. O almeno, quel che gli è rimasto dopo aver deciso di raccontare la storia di un cinghiale parlante a Corsignano, immaginario paesello collocato tra Toscana e Umbria. Lo svela il risvolto di copertina, che aggiunge tra i crediti dello scrittore la sceneggiatura di “Non essere cattivo” diretto da Claudio Caligari. Raro film italiano che si fa notare per la naturalezza dei dialoghi.

 



 

Liberty Valance nel titolo garantisce un po’ di cinema (e a pagina 99 di cinema appunto si discorre, con la partecipazione speciale di Lee Marvin e James Stewart). La numero 69 racconta un funerale, tra le tombe del cimitero si indovina una relazione clandestina tra una professoressa trentacinquenne e un ragazzo che di anni ne ha sedici. Sesso e pettegolezzi, perché nel paese piccolo la gente mormora. Lo scrittore pratica una versione ruspante del realismo isterico (copyright il critico del New Yorker James Wood). Accumula dettagli, gioca con le parole, cambia ritmo e registri. Rischia di stancare, ma ammiriamo la generosità.