Pure il trenino Thomas è finito sul binario morto del politically correct

Giulia Pompili
Da trent’anni trasporta la fantasia dei bambini britannici e di tutto il mondo. Ma gli intellò liberal lo odiano: troppo ubbidiente, conservatore e persino maschilista. E ora Mattel, proprietaria del business da un miliardo di dollari, vuole “globalizzarne i valori”.

Chissà cosa direbbe il reverendo Awdry dell'ultima rivoluzione politicamente corretta del suo trenino Thomas, trasformato in una ferrovia multiculti. Thomas è la locomotiva più famosa d'Inghilterra, l'azzurro trenino antropomorfo dalla faccia tonda nato nel poco sorridente Dopoguerra britannico dalla penna del reverendo anglicano Wilbert Awdry, e divenuto nei decenni un fenomeno da un miliardo di dollari l'anno. Il trenino Thomas è un brand per il target infanzia tra i più famosi e ricchi del mondo, con reti televisive che mandano continuamente gli episodi del cartone animato, e poi libri, album di figurine, pupazzi, uova di Pasqua, seggioline, ammennicoli, gadget di ogni genere (fatevi un giro su Amazon). Il successo del trenino Thomas non ha bisogno di spiegazioni per chiunque abbia un po' di dimestichezza con i bambini, ma anche no: il treno è un misterioso mezzo di trasporto che appassiona gli infanti (specialmente i maschi, e chissenefrega del gender), e sull'isola di Sodor – luogo di fantasia dove sono ambientate le avventure ferroviarie – tutto si svolge con la calma e la semplicità comprensibile per i bambini più piccoli. Ma già da qualche tempo i custodi dell'animazione corretta si lamentavano per il registro linguistico e i messaggi trasportati dal trenino Thomas: poco conformi ai valori dell'èra della globalizzazione.

 

Nel 2009 un articolo accademico che fece scalpore, firmato da Shauna Wilton, professoressa di Scienze politiche all'Università di Alberta, metteva in luce lo spaventoso pericolo rappresentato dal trenino Thomas: insegna ai bambini un'ideologia conservatrice, scoraggia l'insubordinazione, crea una società dominata dagli uomini e da una gerarchia talmente rigida che chi è più alto in grado può insultare e punire senza rimorsi. "Perché così tanti genitori liberal odiano Thomas?", scriveva nel 2015 Paul Kendall sul Telegraph, riproponendo le riflessioni che già nel 1990 faceva Mike Jarrett sul Guardian: "Thomas assomiglia a una di quelle assurde figure idealizzate della propaganda stalinista. Il volto raggiante e il sogno di essere più produttivo. In effetti Stalin avrebbe probabilmente approvato Thomas, che fa sempre ciò che gli ordina il capostazione e disapprova i treni che non si comportano come lui". Su Reddit anche oggi ci sono accese discussioni soprattutto sulla figura di Fat Controller, appunto, il capostazione, che oltre a essere piuttosto cattivo, anacronistico e maschilista, è un personaggio poco pol.corr. per via della sua stazza (lentamente, il suo nome è cambiato nella versione americana di Topham Hatt). Può Thomas superare la prova del Ventunesimo secolo?


Qualche giorno fa la Mattel, che è proprietaria del marchio Thomas and Friends dal 2011 ed è responsabile del boom universale del trenino, ha annunciato di voler espandere il proprio mercato aggiungendo 14 nuovi treni ai personaggi di base. Ci sarà Yong Bao dalla Cina, Carlos dal Messico, Raul dal Brasile, Ashima dall'India, eccetera. Quattro dei 14 saranno rigorosamente femmine. Treni politicamente corretti, un franchising in espansione, e un'idea originale che probabilmente non avrà più la stessa attrattiva per i bambini.


Ossessionato dai treni, nel 1945 il reverendo pubblicò il primo libro della sua serie sul tema ferroviario: "The Three Railway Engines" uscì subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale per la casa editrice Edmund Ward & Co., illustrato da William Middleton. Il secondo volume venne pubblicato esattamente un anno dopo, ed è in questo libro che fece il suo debutto il personaggio Thomas. Awdry continuò a pubblicare tutti e 26 i libri, con più di cinquanta milioni di copie vendute. Il vero successo però arrivò nel 1984, quando i produttori inglesi Britt Allcroft e David Mitton decisero di portare sul piccolo schermo le avventure dei trenini.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.