L'Okukor di Cambridge

Così le università britanniche si spogliano dei loro tesori per fare pace col passato coloniale

Stefano Basilico
L’Okukor, uno dei “Bronzi del Benin” era stato trafugato dagli inglesi in Nigeria nel 1897. Ora Cambridge è d'accordo col governo nigeriano per rimuoverla. E i giovani extra-Ue soffiano sul fuoco delle rivendicazioni post-coloniali

Ha destato non poche discussioni la delibera dell’Unione degli Studenti dell’Università di Cambridge di rimuovere una statua in bronzo, raffigurante un gallo, dal salone delle cene del Jesus College. L’Okukor, uno dei “Bronzi del Benin” era stato trafugato dagli inglesi in Nigeria nel 1897 a seguito di una spedizione punitiva che fece crollare l’impero locale. Quando giunse a Londra la notizia dell’uccisione di alcuni soldati britannici in Africa, un drappello di uomini distrusse completamente la capitale ed esiliò il monarca locale. Il gallo non venne portato via dall’attuale Benin ma da una regione della Nigeria, che da tempo reclama il bottino di guerra portato in Gran Bretagna dall’impero. La statua venne donata nel 1930 al Jesus College da un suo ex studente, figlio del Capitano George William Neville che aveva preso parte alla spedizione. La mozione nell’Unione degli Studenti è stata promossa dal presidente del Benin Bronze Appreciation Committee, Amatey Doku, che ha confermato di avere il supporto del governo nigeriano, ed è passata all’unanimità con 55 voti. L’università ha di fatto accolto la proposta, rimuovendo la statua in modo permanente e rendendosi disponibile a trattare un accordo per il rimpatrio.

 

Quella dell’Okukor è solo l’ultima di una lunga lista di polemiche che coinvolgono il passato coloniale delle Università Britanniche rappresentato nei monumenti. La campagna “Rhodes must fall”, importata dal Sudafrica, chiese la rimozione della statua di Cecil Rhodes dall’Oriel College di Oxford, di cui l’imprenditore colonialista fu uno dei primi finanziatori. Oltre a essere uno spietato conquistatore, Rhodes era un filantropo e istituì una borsa di studio per gli studenti del Commonwealth. La borsa finanzia proprio gli studi di Ntokozo Qwabe, promotore della campagna per l’abbattimento del simulacro. Anche l’appellativo di “Imperatrice dell’India” alla base di una statua della Regina Vittoria alla Royal Holloway di Egham ha fatto storcere il naso ad alcuni studenti asiatici.

 

Il caso dell’Okukor è simile e allo stesso tempo differente per alcuni aspetti. Appartiene a pieno titolo all’ampio dibattito sul post-colonialismo, che dagli atenei africani ha raggiunto anche quelli di Sua Maestà, facendo breccia nell’animosità politically correct che li pervade. Al tempo stesso, però, i bronzi del Benin non sono un omaggio a qualche monarca o militare di oltremanica, ma sono parte di un patrimonio artistico e culturale depredato. Il Regno Unito da anni si sente tirare la giacchetta di tweed dai greci, che rivorrebbero indietro i marmi di Elgin, trafugati dal Partenone.  L’Italia ottemperò anni fa alle richieste delle ex colonie, restituendo il celebre obelisco di Axum all’Etiopia nel 2008, dopo anni di dibattito.

 

La vicenda dell’Okukor, rispetto al caso delle statue di Rhodes e Victoria, è più delicata: la rivendicazione di un gruppo di studenti è spinta dal governo nigeriano e non è una semplice questione interna al Jesus College o al Regno Unito. I giovani extra-Ue soffiano sul fuoco delle rivendicazioni post-coloniali e non lo fanno più da Johannesburg o da Nuova Delhi: pongono il problema nel cuore dell’antico impero, forti dell’aumento di studenti stranieri (quasi 300.000) e delle loro rette quattro volte superiori a quelle degli studenti del Regno Unito o comunitari, che tanto pesano sul bilancio degli atenei.

 

[**Video_box_2**]Continuando di questo passo le accademie storiche della Gran Bretagna saranno spogliate di tutto il loro patrimonio artistico e agli studenti toccherà rifugiarsi nelle avveniristiche business school o nelle moderne palestre di vetro e acciaio.

 

 

Di più su questi argomenti: