Quel video di Adele e Mozart e la felice unione di classica e pop

Mario Leone
Dagli esperimenti degli anni Sessanta a quello di The Piano Guys passando per Albano e Frank Zappa. Indagine sulla (quasi sempre) felice commistione di generi diversi, tra storia della musica, marketing e disperata ricerca di qualcosa di bello da dire e sentire.

Che cosa unisce la musica classica al pop? Esistono punti di contatto? Siamo così abituati a dividere la musica per generi eppure testimoni di numerosi esperimenti di contaminazione. L’ultimo in ordine di tempo è quello dei The Piano Guys, gruppo musicale statunitense formatosi nel 2011 e divenuto popolare grazie a YouTube, che produce cover di brani musicali celebri di ogni genere, accompagnati da video girati e montati da Paul Anderson e Tel Stewart. Sul loro sito si raccontano così: “Un genio del marketing che fa video, un ingegnere in studio che scrive musica, un pianista che ha avuto una carriera solista di successo, e un violoncellista che fa praticamente tutto”. L’estro di questi artisti ha partorito l’hit di Adele “Hello” mixata con il Lacrimosa tratto dal Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart. Nel giro di pochissimi giorni il video ha avuto quasi due milioni di click su YouTube. Un prodotto assolutamente gradevole soprattutto dal punto di vista visivo. Cosa dire dell’originalità? Beh, il tentativo di mixare classico e pop non è di certo invenzione dei nostri giorni. La storia pullula di queste esperienze.

 

 

Emerson Lake & Palmer, anni Settanta, gruppo rock progressivo a cui si deve la nascita del cosiddetto Rock Sinfonico per la fusione di rock e musica classica. Tra i loro innumerevoli esperimenti ve ne è uno in cui il tema portante del brano è la Promenade dei Quadri di una esposizione di Modest Musorgskij.

 

 

Andiamo qualche anno più indietro. I Fraternity Brothers si impongono al mondo intero cantando Passion Flower il cui tema principale è volutamente costruito sulla famosa Per Elisa di Ludwig Van Beethoven.

 


 
Stesso tema e stesso titolo utilizzato da Alice vincitrice del Sanremo 1981.

 

 

Ancora negli anni Sessanta non si possono dimenticare i Procol Harum con il brano “A whiter shade of Pale” costruito sull’incipit della famosa “Aria sulla 4 corda” (dalla Terza Suite per Orchestra) di Johann Sebastian Bach.

 


 
Se poi siete dei sessantottini ringalluzziti non potete non conoscere “Rain and tears”  degli Aphrodite's Child il cui basso fondamentale è tratto dal Canone di Pachelbel.

 


 
Non si dimentichi Albano Carrisi con “Il mio concerto per te” sul tema del concerto per pianoforte n. 1 di Čajkovskij oppure “Ti penso e cambia il mondo” di Adriano Celentano la cui struttura armonica è identica al Preludio op. 28 n. 20 di Fryderyk Chopin. Se poi qualche canuto lettore ha ancheggiato amorevolmente sul ritmo di beguine di Besame mucho, ricordi che il tema è preso in prestito dal Concerto per pianoforte in la minore di Robert Schumann.


 
Proviamo a ragionare sul perché sempre più spesso la musica classica sia citata, o addirittura utilizzata in un brano di musica pop. L’operazione dei The piano Guys è di puro marketing, volta a far notizia e a sollevare lo sdegno dei feticisti della musica classica e del loro regno inviolabile. E negli altri casi? Simili contaminazioni tanto dicono sullo stato in cui versa la musica così detta pop. Non c’è più gente che sappia scrivere buona musica, almeno sulla scena italiana. Anche i prolifici Pooh sono costretti a far pace con Riccardo Fogli pur di avere il pretesto per riproporre i loro cavalli di battaglia. Se negli ultimi anni il problema erano i testi, oggi sempre più siamo di fronte ad una povertà musicale nell’ambito della “musica leggera” che è disarmante. Questo fenomeno è stato accentuato da un mercato sempre più pressante e alla ricerca di prodotti che siano di successo subito, senza se e senza ma. Con i moderni mezzi tecnologici poi, anche un neofita riesce a creare due linee melodiche con garage band, sfruttando loop e registri belli e pronti.


 
[**Video_box_2**]E poi c’è il mondo dei talent show che da un lato ha favorito la scoperta di belle voci dall’altro ha reso quasi inutile la figura del paroliere e del compositore. Allora la musica classica diviene preziosa riserva per spunti, citazioni e anche per cercare soluzioni diverse che non siano i tre accordi alla Ligabue. Qualcuno potrebbe contestare ricordando come Frank Zappa o Elio e le storie tese siano noti per le loro citazioni desunte da tutti i repertori, anche quello classico. Le citazioni che troviamo costantemente nella musica di Elio o di Zappa hanno come unico fine quello di creare e ri-creare un nuovo linguaggio che difficilmente si può definire pop o classico. Basti pensare poi che la London Symphony ha in repertorio brani di Zappa e anche Pierre Boulez si è cimentato nella direzione.

 

La musica è di tutti e non si può chiuderla in un santuario. La musica o è bella o è brutta ricordava spesso Bernstein. Quindi ben vengano le sperimentazioni, le commistioni e i tentativi, con la sola condizione che questi tentativi abbiano alle spalle una onestà intellettuale, un' idea, e un’idea di bello che molte volte non si riescono minimamente a cogliere.

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