Una scena del film "Due single a nozze"

Difendi pure la tua illusoria felicità di coppia, potresti finire peggio: nella fratellanza dei single disadattati

Annalena Benini
Siamo noi, “fratellanza di disadattati” quirkyalone, come scrivono i giornali americani, perché soli con orgoglio, disinvoltura e vita non vuota, ma allo stesso tempo in cerca di amore, o almeno di alleanza sentimentale: gli esseri umani sembrano essere più felici insieme, nonostante le nevrosi, l’egotismo e la difficoltà di rinunciare alla posizione a stella la notte sul letto.

La copertina di un romanzo a fumetti mostra un uomo sopra un precipizio, disperatamente aggrappato a un ramo con una mano, mentre con l’altra mano cerca di segarsi il braccio aggrappato. Vuole salvarsi e contemporaneamente cerca di precipitare. Vogliamo qualcuno da amare ma cerchiamo di mandare tutto a rotoli e restare soli, scrive il New York Times nella sezione intitolata: “Modern Love”. Rimaniamo o torniamo single, orgogliosi di non accettare compromessi o il primo squinternato che passa per strada e aspira a sistemarsi sul nostro divano per il resto degli inverni, ma intanto, intorno ai quaranta trenta cinquant’anni (quell’età in cui tutti abbiamo la stessa età), cominciamo a pensare: forse non sono gli squinternati per strada, forse non è Saturno contro, forse non è lo spietato mondo degli appuntamenti (e dei fidanzamenti) andati male, forse sono io.

 

Siamo noi, “fratellanza di disadattati” quirkyalone, come scrivono i giornali americani, perché soli con orgoglio, disinvoltura e vita non vuota, ma allo stesso tempo in cerca di amore, o almeno di alleanza sentimentale: gli esseri umani sembrano essere più felici insieme, nonostante le nevrosi, l’egotismo e la difficoltà di rinunciare alla posizione a stella la notte sul letto. “Vieni tesoro, te lo giuro, saremo infelici”, scriveva Dino Buzzati in una lettera d’amore, è forse ciò che si cerca dentro una relazione duratura, ed è la felicità o l’infelicità che cerchiamo dentro gli occhi delle altre coppie al ristorante, sui marciapiedi, in moto al semaforo, fra gli amici, anche se il Nyt ricorda una regola semplice: “Non confrontare il tuo dentro con il fuori delle altre persone”. Ma per forza qualcuno là fuori deve essere felice, magari anche senza saperlo, pensa la fratellanza dei single dopo avere passato in rassegna tutti i matrimoni, le convivenze, le seconde nozze, le vite parallele degli altri. Ed è in questo punto, aggrappati al ramo dell’albero, penzolando sul precipizio, che notando la mano che cerca di segare il braccio si pensa: allora sono io.

 

[**Video_box_2**]Sono io che mi sentivo sola anche quando ero sposata, “ero un fumatore anche quando avevo smesso di fumare”, sono io che sono attratto solo da donne che non mi vogliono, da uomini inadeguati, da pazzi furiosi, da adolescenti anziani, sono io che distruggo tutto. Sono io che quando la nostra comunità di single si assottiglia (una decide di sposarsi sulla spiaggia con un compagno di liceo incontrato dopo vent’anni, e dice che è pazza di gioia, anche se le trema una palpebra e lui ha il borsello), quando insomma qualcuno tradisce il patto mai stipulato di quirkyalone, mi sento un po’ più selvatica: combattuta fra momenti di esaltazione da libertà assoluta e altri momenti, di solito dopo la mezzanotte, a volte la domenica, in cui ci si sente periferici, come mancanti di qualche pezzo fondamentale, discriminati, e si pensa con nostalgia a quando, vedendoci sul marciapiede per mano al tizio col borsello, qualcuno avrà di certo pensato: lo vedi sono felici, persino col borsello. Ma poi basta un attimo, e sei di nuovo dall’altra parte. Fino a un secondo prima stavi lì a torturarti, a pensare che forse è meglio resistere, mantenere il rapporto, fingere di non notare il modo in cui sta masticando, e il secondo dopo hai segato il braccio, fatto le valigie e non torni indietro: l’esercito dei single e dei non-più-per-ora single ti accoglierà euforico, e tutti cercheranno di combinarti un nuovo appuntamento.

Di più su questi argomenti:
  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.