Laura Boldini nell'ultimo numero della rivista Playboy

“Amata dai camionisti”, Boldrini finisce su Playboy (che le fa la morale)

Simonetta Sciandivasci
Volevamo lo scandalo, ma la ci ha dato solo storytelling grillino. Il numero di settembre della rivista un tempo per soli maschi è in edicola con una copertina dove il suo nome adombra la pur deliziosa pupa avviticchiata sulla sua nudità, Giorgia Crivello.

Playboy: volevamo lo scandalo, ci hai dato solo storytelling grillino. Il numero di settembre della rivista un tempo per soli maschi (e oggi a stento per maschi soli), è in edicola con una copertina dove il nome di Laura Boldrini, sotto quelli di altri tre maschi, adombra la pur deliziosa pupa avviticchiata sulla sua nudità, Giorgia Crivello, blogger con la carne giovane e il manifesto estetico vecchio come il cucco – “scrivere è sexy”, il cui primo corollario è “avere le curve giuste non è incompatibile con l’intelligenza”.

 

Copertina a parte, anche dentro la rivista Laura adombra tette, cosce, culo, cervello di Crivello e più di un centinaio di pagine stanche su temi liofilizzati o giurassici – sesso: se virtuale sia meglio; erotismo vs porno; corruzione. Si corre da lei, a pagina 116, “alla faccia della carità, dei politici e delle rockstar”, consapevoli che scandalo non troveremo, perché scandalizzarci non sappiamo più, ma pronti a goderci la nemesi perfetta: Laura Boldrini, la paladina dell’iconoclastia femminista, colei che ha spazzato via Miss Italia dalla Rai, fantessa e cavaliera della crociata contro il mercimonio del corpo delle donne, rabdomante della misoginia, è finita su Playboy, dove le femmine sono conigliette, poster da staccare per le coccole solitarie dei maschi cacciatori nei retrobottega. “Il tono da maestrina, quella conturbante aria un po’ snob e distaccata e due occhi da cerbiatta che lasciano intendere una certa innata predisposizione a condurre il gioco” e, ancora più tachicardico, “è la preferita dei camionisti”, si legge nelle prime battute del ritratto e si sospende subito la credulità, come in uno spettacolo con i crismi giusti, per sorvolare su quel “quando il potere ha i tacchi a spillo” - Laura Boldrini è una da ballerine, sabot o al massimo tacchi a rocchetto.

 

[**Video_box_2**]Tuttavia, la provocazione di Playboy finisce qua e i paragrafi che seguono – “un po’ santa e un po’ peccatrice” e “una carriera sul velluto” – sono come sofficini Findus, che sulla confezione sorridono dispensando formaggio filante, ma nella realtà sembrano la cicatrice di un parto cesareo.

 

Cosa ci racconta, cosa vede Playboy? Una mistress autoritaria, con tendenze passivo-aggressive, potente soprattutto perché viziata, snob, ieratica e che proprio per questo si aggiudica il primo posto nei sogni zozzi dei camionisti (almeno di quelli – nell’articolo è scritto “autotrasportatori”, perché pure Playboy si è convertito al soft language – che leggono sul sito di Marie Claire, dove è stato realizzato il sondaggio). Ma questa è una bozza, anzi un machiavello che Elisabetta Colombo, firma dell’articolo, ha usato per illuderci con la parvenza di un amorale, provocatorio, tintobrassiano divertissment, che ha usato, invece, per esulare altrove, dove la sete non sembra mai sazia: nel moralismo fantapolitico dell’antipolitica.

 

Laura Boldrini, a dire di Elisabetta Colombo, è un’arrampicatrice sociale, una raccomandata che “sta coi rifugiati, ma vive in un bell’appartamento spazioso” (il pauperismo, dopotutto, è incarnato dal fondatore della rivista, Hugh Hefner), una “perfettina” che arriva da una famiglia tradizionale, con un padre avvocato e credente (due reati non da poco, effettivamente) e che è stata capace di guadagnarsi una scorta di cui è persino indicato il costo, come in una pagina qualsiasi del blog di Beppe Grillo. Niente scandalo, né parodia, né gioco. Niente Playboy. Misoginia, in compenso, tanta e del peggior genere: quello femminile.

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