Elogio del cruciverba, passatempo effimero sospeso tra nostalgia e futuro

Giorgia Mecca

Il web e gli smartphone sono solo altre parole da indovinare. Nell’epoca di mezzo tra il futuro e la nostalgia, l’enigmista se la ride ancora: “Come si fa ad avere nostalgia del presente?”, scherza con il Foglio Stefano Bartezzaghi.

Nell’epoca di mezzo tra il futuro e la nostalgia, l’enigmista se la ride ancora: “Come si fa ad avere nostalgia del presente?”, scherza con il Foglio Stefano Bartezzaghi, giornalista, scrittore ed esperto di enigmistica. Ha ragione lui. Il cruciverba ha cento e più anni, e visti da fuori non è che li porti benissimo con le sue caselle in bianco e nero in un mondo a cui sembrano non bastare più nemmeno i colori. Il primo schema uscì il 21 dicembre del 1913 per il New York World: cominciava con una parola di tre lettere: fun, come a dire divertitevi, che vi fa bene. L’enigmistica ha a che fare con l’effimero, con quella che Valerio Magrelli chiama vicevita, ovvero i momenti a intensità ridotta in cui più che vivere, in realtà, aspettiamo di vivere.

 


Stefano Bartezzaghi


 

Piero Bartezzaghi, il signore dei cruciverba, per anni ha avuto il timore di dedicarsi a qualcosa di frivolo, di lavorare dove gli altri decidono di perdere il loro tempo: “La mirabile macchinetta dopolavoristica” la chiamava Edoardo Sanguineti, considerando il cruciverba il distributore di una modica quantità di sapere. Poi però gli succedeva di ricevere qualche lettera commovente: un vedovo anziano, oppure un giovane carcerato. Gli scrivevano per ringraziarlo. Il Bartezzaghi di pagina 41, quello con l’articolo determinativo, ha confermato l’italiano di tutti quanti, insegnando qualche parola oppure rispolverandola dai vecchi sussidiari delle nostre elementari, con garbo, perché si trattava pur sempre di un gioco. Un signore nato poco prima della Prima Guerra mondiale, che la scuola l’ha frequentata per un anno e non di più, faceva i cruciverba per non ascoltare sua moglie che da quarant’anni gli ripeteva sempre le stesse cose. 38 orizzontale: si festeggia il 4 luglio. Non ne aveva idea, ma a suon di incroci verticali e di quei sistematici monosillabi che ti risolvono gli schemi (ci precede in cecità) era riuscito ad arrivare alla conclusione: “independence dei” scrisse a matita e, a suo modo, non era sbagliato. “Non mi è mai capitato di incontrare un enigmista rincoglionito”, dice Stefano Bartezzaghi. Adesso però è cambiato tutto: la nostra porzione quotidiana di effimero, la vicevita, è diventata frenetica, rumorosa. Non è che non si perda tempo, anzi. Non si riesce però più a stare fermi per più di due minuti nello stesso posto, nella stessa schermata, figurarsi dentro alle caselle di un cruciverba. La settimana enigmistica, la rivista che vanta in assoluto più tentativi di imitazione, esce tutte le settimane in edicola dal 1932. Ha saltato solo un numero, il 694 del 14 luglio 1945: stavamo per perdere la guerra.

 

[**Video_box_2**]Tutti i giornali del mondo hanno una sezione dedicata all’enigmistica, in particolare ai cruciverba. Ma come fa a resistere? “Molto dipende dalla capacità innovativa della nostra lingua, e di tutte le altre – continua Bartezzaghi – Il cruciverba gioca con l’italiano, ne segue l’ evoluzione. Non è vero che se ne sta immobile sui suoi schemi fissi, ma anzi, è continuamente alla ricerca del contemporaneo, delle parole che entrano nel nostro quotidiano”. Ci sono parole che non utilizzerebbe più nel fare il cruciverba? Bartezzaghi risponde di no: “Le parole del nostro passato sanno ancora risolvere gli schemi, parlare al presente”. E’ semmai interessante il contrario. “Ci sono moltissimi nuovi termini in entrata: sito, per esempio, era un termine ormai stanco, da burocrati in pensione. Con internet è ritornato attuale”. Internet, gli smartphone e tutto il resto non spaventano l’enigmista, e come potrebbero? “Non sono nient’altro che parole nuove per i miei schemi”. Stefano Bartezzaghi non parla mai al passato. E se qualcuno gli chiede chi sarà ad uccidere i cruciverba, lui risponde di non averci mai pensato. Perché avrebbe dovuto? “Il cruciverba è per di più un’abitudine fatta di carta. Credo che molto del suo futuro dipenda dal futuro del cartaceo. In Italia però abbiamo la fortuna di essere molto indietro anche su questo.Continueremo ancora per un po’ a scrivere con la nostra matita sui nostri vecchi giornali di carta”. Intanto, tra pochi mesi uscirà il secondo volume di “Fun”, la graphic novel di Paolo Bacilieri che racconta a fumetti la storia del cruciverba. No, il futuro non spaventa l’enigmista: per quelli come lui non è niente più che un modo per coniugare il presente. Un’altra parola da indovinare, nient’altro che questo.

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