Lo stilista Marc Jacobs

La scoperta del culo

Manuel Peruzzo
"E' tuo, provalo" è l’inequivocabile didascalia all’autoscatto del sedere di Marc Jacobs pubblicata di recente per errore sul suo account Instagram. Laddove per errore va letto sollevando un sopracciglio.

"E' tuo, provalo" è l’inequivocabile didascalia all’autoscatto del sedere di Marc Jacobs pubblicata di recente per errore sul suo account Instagram. Laddove per errore va letto sollevando un sopracciglio. Sì, Jacobs ha cinquantadue anni e potremmo fingere di credere si sia trattato di una svista in preda all’ormone durante il sexting, e credergli quando scrive: "Stavo flirtando, avrei dovuto inviare un messaggio diretto. Oops, errore mio" e "Sono gay, a volte flirto con ragazzi online. GROSSO PROBLEMA". In effetti non lo è, e nessuno si è scandalizzato, al massimo abbiamo sorriso pensando "fortuna non è successo a me", ma siccome siamo maliziosi sappiamo che la verità non la si dice mai e non la diremmo certo per ammettere d'essere vanitosi, e che, siccome il didietro di Jacobs non è frollo come ci si aspetterebbe da un signore della sua età forse lo ha pubblicato per mostrarcelo. E il principio per il quale quando pubblichiamo una nostra foto erotica posiamo con i nostri inconsapevoli cani e gatti, o, chi li ha, usa i propri pargoli (che un giorno si chiederanno: ma perché mio padre era sempre biotto?). A volte ci limitiamo ad aggiungere una didascalia ironica, come se lo scopo di far cadere la spalla del vestito non fosse quella di farsi scrivere in privato sconcerie. Un tempo le mutande ce le si calava nei parcheggi.

 

Una rondine non farà primavera ma tutti questi culi fanno tanto estate. Justin Bieber ha 21 anni e non usa la carta "è partita per errore", anche perché all'occorrenza può sempre usare quella del "sono un tonto". La foto in barca in cui indossa solo un braccialetto ha già due milioni di cuori, che è il modo in cui in questo secolo misuriamo il successo di un’operazione (i teenager hanno come principale preoccupazione quella di aumentare le visualizzazioni di video promozionali dopo il lancio, così come gli ascolti in streaming e le vendite in classifica. Non gli basta il loro amore, vogliono un attestato inconfutabile di amore universale ai loro idoli). La didascalia qui dice solo "Look", e si riferisce all’isola che sta indicando col dito, anche se per vederla ci si mette un po’. Poi è toccato alla moglie di John Legend, la modella Chrissy Teigen, pubblicare la foto delle natiche del marito, il quale ovviamente è di spalle e distratto, figuriamoci; mica ne avrà scattata più di una per scegliere insieme al marito l’angolazione migliore, come tutti noi. Se è troppo esplicita non puoi fingere disinteresse.

 

In comune queste foto hanno d’essere su Instagram, luogo che ha sostituito i giornaletti per promuovere la propria immagine pubblica senza più inutili intermediari (stiamo parlando dei giornalisti), di mostrare il culo e tentare una dissimulazione per renderle accettabili. In questo senso sono l’effetto di un Kardashian-effect sul selfie allusivo e seducente, di quel "guarda quando dove e come lo dico io", ma a differenza di Kardashian qui non c’è una rivendicazione orgogliosa del proprio corpo in copertina, c'è ancora l'apparente naturalezza privata, quella che un tempo era fotografabile solo da odiatissimi e intrusivi paparazzi. Non siamo ancora del tutto pornografici e usiamo la scusa del caldo, del mare, del nuovo paio di mutande, del mi faccio una foto a letto e, toh, mi sono inquadrata male e si vede il didietro.

 

[**Video_box_2**]C’è di più, i maschi hanno scoperto il culo. Non certo quello delle donne che conoscono da un po': il loro. Questa erotizzazione dei lombi va di pari passo con la categoria etero-anale, cioè di quegli etero che amano farsi penetrare dalle compagne (non voglio darvi troppe informazioni in un articolo che in teoria parla d’altro), e con la nuova virilità femminea. Ma il vantaggio degli uomini sulle donne è che il culo non viene politicizzato, giacché un culo è un culo è un culo, senza battere false monete del salvataggio della Grecia o della ricerca per il cancro o della propaganda politica di partiti inesistenti; torna finalmente a essere merce e non il passe-partout per battaglie di retroguardia. E poi reificare il maschio è più femminista del femminismo. Cade un altro velo, i maschi si denudano sempre di più, basta seguire gli account dei calciatori (che possono permetterselo). E con la scusa di mostrare i tatuaggi si mostra anche tutto il resto. Finché lo fa chi può, ha ragione Jacobs, non è un grosso problema.