Il Grande imam di al Azhar, Ahmad al Tayyeb

La prima volta in occidente di al Azhar

Redazione
Il Grande imam di al Azhar, Ahmad al Tayyeb, era l’ospite più atteso della conferenza internazionale sui “dialoghi di civiltà” organizzata da Sant’Egidio, che s’è aperta lunedì a Firenze, per i  suoi “precedenti” non proprio inclini a favorire un clima di distensione e dialogo.

Il Grande imam di al Azhar, Ahmad al Tayyeb, era l’ospite più atteso della conferenza internazionale sui “dialoghi di civiltà” organizzata da Sant’Egidio, che s’è aperta lunedì a Firenze. Non tanto perché era la prima volta che – in tale veste – prendeva la parola in occidente, quanto per i  suoi “precedenti” non proprio inclini a favorire un clima di distensione e dialogo con quel mondo che nel suo intervento ha definito “campanilista e arrogante”, comparato a un oriente che invece è “ossessionato e sospettoso”. E’ stato lui, poco dopo essere entrato in carica, cinque anni fa, a rompere i rapporti con Roma, accusando Benedetto XVI di aver interferito negli affari dei paesi musulmani – Ratzinger aveva semplicemente espresso dolore per il rogo d’una chiesa copta ad Alessandria. E sempre lui, qualche mese orsono, ha invocato la crocifissione per tutti i jihadisti membri attivi del cosiddetto Califfato (in alternativa, la mutilazione o direttamente la condanna a morte). Nel 2002, fornì la ricetta per la soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi: “Proliferazione degli attacchi fidai (martirio, ndr) volti a terrorizzare i cuori dei nemici di Allah”.

 

Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia da allora, oggi al Tayyeb è considerato uno degli interlocutori più credibili e pacifici in materia di dialogo interreligioso. Così, memore della lectio del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi dello scorso dicembre circa la necessità di inaugurare una seria rivoluzione nell’islam che metta al bando le rigide interpretazioni letterali del Corano perorate dai salafiti – concetto che stenta a farsi largo nella umma – il Grande imam ha sì osservato che “l’epidemia di terrorismo e violenza che minacciano il mondo parte sempre da una lettura errata dei testi sacri”, oltre che da politiche mondiali bieche sostenute da ingenti capitali”, ma non è andato oltre, non chiarendo chi interpreta male quei testi né perché lo fa. Semmai, ha proposto un equo scambio che possa far “volare la colomba della pace” tra i due mondi oggi divisi: “l’oriente ha molto da offrire all’occidente per colmare le sue lacune spirituali e religiose, così come l’occidente ha tanto da offrire all’oriente per solelvarlo dall’arretratezza nei settori della scienza, della tecnica, dell’industria, dell’agricoltura”. Noi vi diamo la spiritualità che avete perso, e voi ci date la tecnologia.

 

[**Video_box_2**]Il primo passo per incontrarsi a metà strada, ha osservato, sarebbe quello di smetterla di pensare l’occidente come un’entità formata da popoli europei che professano il cristianesimo: “Non regge, se prendiamo in considerazione il fatto che milioni di musulmani emigrati sono diventati elementi di rilievo nel tessuto sociale occidentale lasciando una propria impronta forte”.

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