Va' a vendemmiare

Annalena Benini
Che cosa fanno i teenager d’estate, quando non sono abbastanza Sdraiati da restare tre mesi sul divano? Come scoprono il mondo, quando l’idea di due settimane con i genitori è più simile a una tortura che a una vacanza?

Che cosa fanno i teenager d’estate, quando non sono abbastanza Sdraiati da restare tre mesi sul divano? Come scoprono il mondo, quando l’idea di due settimane con i genitori è più simile a una tortura che a una vacanza, e quando i genitori, stremati dai debiti formativi, dagli asciugamani zuppi al centro della stanza, da richieste continue di ricariche e dai musi lunghissimi decidono di applicare il metodo americano e dicono: va’ a lavorare? Secondo il Wall Street Journal i lavoretti estivi dei ragazzi hanno subìto una mutazione estetica nei decenni, sono adesso molto esotici e sofisticati: stage con registi di documentari, costruzione di latrine in angoli remoti del mondo in via di sviluppo, spedizioni per misurare la scomparsa dei ghiacciai, assistenza a scrittori in crociera nel Mediterraneo, esperienze con neo primitivi nei boschi sulle Ande o periodi di riflessione in un ashram a Tamil Nadu, in India, da cui tornare emaciati e ancora più immusoniti, ma con un’aria di sofferenza glamour che il ragazzo del chiosco dei gelati, con il cappellino girato al contrario, forse non possiede.

 

Ecco quindi, impossibile da frenare, la nostalgia per quando i lavoretti estivi erano lavori quasi veri, pagati qualche soldo afferrato con mani sudate e enorme soddisfazione: la baby sitter dei figli pestiferi dei vicini di casa, l’aiuto imbianchino, il cameriere, scaricatore di sacchi di sale e zucchero dai treni, oppure il ragazzo che apre l’edicola nei posti di mare alle sei del mattino, quello che appende nei bar le locandine con i programmi dei cinema (forse non esistono più), il volantinatore imperterrito, il facchino (meraviglioso il “lobby boy” in “Grand Budapest Hotel”, chiamato Zero). Affinché i lavori estivi fossero davvero indelebili occupazioni formative o struggenti ricordi da imporre ai figli e ai nipoti, era necessario venire maltrattati dai datori di lavoro, morsi dai cani che si portavano a spasso, piagati dal sole durante la raccolta dei pomodori.

 

[**Video_box_2**]E poi bisognava innamorarsi. Di un compagno di volantinaggio, del figlio dell’edicolante, della ragazza del bar o della nipote bionda del bagnino. Si poteva, con i soldi guadagnati stretti in pugno, invitarla al cinema all’aperto (lei di solito rispondeva che no, i genitori non le davano il permesso, ma poi trovava il modo di scappare dalla porta sul retro). Secondo il nostalgico Wsj, i lavori estivi malpagati e faticosi sono un passo importante verso l’età adulta, e insegnano molte più cose sulla vita della meditazione adolescenziale in un ashram. Trasportare mattoni per qualche settimana non distruggerà la schiena dei vostri figli, insomma, e durante la vendemmia basta un cappello per ripararsi dal sole.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.