Scoprire Alcatraz

L'11 agosto del 1934 arrivarono i primi prigionieri nel penitenziario federale sull'isola davanti a San Francisco. Frank Lucas Bolt, matricola numero 1, fu il primo a oltrepassare il portone della struttura

Giovanni Battistuzzi

Quando Frank Lucas Bolt scese dalla barca il mare era una tavola piatta e il sole aveva già iniziato a scaldare nonostante fossero da poco passate le nove del mattino. Stranamente quel giorno nemmeno una bava di vento soffiava in quel quadrato di mare che qualcuno dice appartenere alla Baia di San Francisco e qualche altro alla Baia di San Pablo. A Frank Lucas Bolt della geografia era sempre fregato il giusto, cioè niente, che lui a scuola non c'era mai passato neppure per sbaglio. A Pulaski, Virginia, d'altra parte c'era poco tempo per studiare. C'erano i campi da coltivare e da aiutare in casa e in bottega. Se avanzava il tempo si andava al fiume a pescare.

 

Su quell'isola, che Juan Manuel de Ayala, aveva mappato per la prima volta nel 1775 e che chiamò "La Isla de los Alcatraces", l'isola dei pellicani, giravano strane voci. Leggende oscure come la notte, fitte e fosche come la nebbia che ogni tanto la copriva. Il primo proprietario, Julian Workman, un ricco proprietario terriero, l'aveva comprata per costruirci un faro e una villa per passarci l'estate. Non costruì nessuno dei due. La pazzia lo colse prima, quando i fantasmi presero possesso dei suoi occhi e dei suoi pensieri. Nemmeno a Francis Temple, il secondo proprietario, le cose andarono meglio. Impazzì pure lui. E così lo stato della California, fiutando l'affare, la ricomprò per meno della metà di quello che l'aveva venduta, e l'affittò al governo centrale degli Stati Uniti che nel 1850, su ordine del presidente Millard Fillmore, la destinò a uso militare.

  

La storia del forte Frank Lucas Bolt la conosceva bene. E bene conosceva pure la storia che la trasformò da caserma a prigione militare. L'aveva letto nei libri, perché a scuola non c'era mai andato ma a leggere aveva imparato e c'aveva preso gusto. Quando appoggiò il piede sulla banchina dell'isola, sotto il muro di cinta di quello che sarebbe stato per almeno due anni il suo domicilio, si sentì come fosse all'interno del Conte di Montecristo, il romanzo che aveva divorato pochi anni prima tra una corvée e l'altra nel caldo asfissiante del canale di Panama. Lì c'era finito per scelta dei suoi superiori. Assegnato al battaglione E del 11esimo Corpo della US Army Coast Artillery Corps. Lì era andato tutto bene per quasi un anno. Poi accadde l'irreparabile. E sì che non aveva fatto nulla. Si era solo concesso all'amore. Un'amore illegale però, perché tra commilitoni tutto è concesso ma non questo. Venne arrestato, processato, accusato di sodomia. Una colpa innominabile, da nascondere lontano, fuori dal mondo e con la massima discrezione. Finì prima ad Honolulu, poi, trasferito nel nuovo carcere di massima sicurezza di Alcatraz.

 

Fu quando passò per primo sotto il portone della prigione che si sentì come Edmond Dantès, il protagonista del Conte di Montecristo. Innocente, ma recluso.

 

Frank Lucas Bolt alle ore 9,40 di quell'11 agosto del 1934 fu il primo prigioniero a entrare nel penitenziario federale di Alcatraz. Altri 136 lo seguirono quel giorno. Da allora al 21 marzo del 1963 entrarono in The Rock in 1.576. Qualcuno non ne uscì mai. Qualcuno provò la fuga, in tre ci riuscirono: Frank Morris, John e Clarence Anglin, l'11 giugno 1962. O meglio, i loro corpi non sono mai stati trovati e nessuno li ha più visti da nessun altra parte in America.

 

Che ce l'abbiano fatta davvero non è dato a sapersi. D'altra parte "nessuno ce l'ha mai fatta. Qui hanno cercato tutti un sistema, ma non esiste [...] Quest'isola è tutta una roccia! Vedi quell'acqua? C'è più di un miglio da fare a nuoto per arrivare a terra, e con le correnti che ci sono è come se fossero dieci. E l'acqua è così fredda che le braccia si intorpidirebbero nel giro di pochi minuti. E anche se sai nuotare benissimo, be', non avresti assolutamente il tempo di farcela. Qua ti contano dodici volte ogni giorno che ha fatto Iddio! A un certo punto ti convinci che è solo una conta questo letamaio! Una conta che dura una vita intera. Noi contiamo le ore, i mastini contano noi, e i re dei mastini contano quelli che contano!", disse English a Frank in "Fuga da Alcatraz" di Don Siegel.

 

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