La macchia scura sull'Europa meridionale. "Si riempiono più bare che culle"

Giulio Meotti

In Italia l'invecchiamento ha azzerato l'effetto Fornero

Roma. Il matematico ceco Jakub Marian ha creato una mappa dell’Europa secondo un indice particolare. Più i colori sono scuri più forte è la crisi demografica. Tutto il sud Europa, quello più colpito dalla crisi economica, si sta letteralmente spegnendo. “Alcune regioni, come la Galizia in Spagna e la Sardegna in Italia, hanno tassi di fertilità straordinariamente vicini a un figlio per donna”, scrive Marian. “Questa mappa rappresenta la vera bomba demografica”. Marian ha diffuso la sua cartina prima che l’Istat ci facesse conoscere il futuro che ci attende fra trenta, quarant’anni. La popolazione italiana scenderà a 53,7 milioni nel 2065. Una perdita di sette milioni di persone. Dai 600 agli 800 mila i numeri che l’Italia perderà ogni anno. E l’Italia “sopravvissuta” a questo collasso sarà un paese di vecchi: l’età media della popolazione passerà dagli attuali 44,7 a oltre 50 anni. Oltre 14 milioni il numero di immigrati.

 

Ma la popolazione italiana, avverte l’Istat, potrebbe anche scendere a 46 milioni nella stima più pessimistica, per una perdita di 14 milioni di persone rispetto a quelle attuali. Ma il tracollo demografico, di cui l’invecchiamento è espressione, si comincia già a sentire. Come ha detto il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, abbiamo già “bruciato” gli effetti della riforma Fornero a causa della demografia: la spesa per le pensioni nel 2009 era di 231 miliardi; nel 2016 siamo a 265. Anche la Grecia sta collassando, come ha notato il New York Times qualche giorno fa. Nel 2016, sono nati 8,5 bambini per mille abitanti, contro 11,2 morti. I greci riempiono più bare che culle. Come riporta Ekathimerini, “il numero di nascite in Grecia nel 2015 è stato del 10,2 per cento inferiore a quelle del 2001”. I dati indicano che nel 2001 sono nati in Grecia 102.282 bambini e che questo numero è sceso a 91.847 nel 2015. Il venti per cento delle donne greche nate negli anni Settanta ha rinunciato ad avere figli, “un livello mai visto dalla Seconda guerra mondiale” secondo il Wittgenstein Centre for Demography and Global Human Capital di Vienna.

 

Anche se il prossimo censimento greco non sarà realizzato prima del 2021, l’Ufficio nazionale di statistica dice che in un anno il paese ha perso 29.365 persone a causa del tasso negativo fra nascite e decessi. Come racconta un rapporto del centro di ricerca Dianeosis, nel 2050, la Grecia perderà 2,5 milioni di persone: il venti per cento della popolazione attuale. E un abitante su tre avrà più di 65 anni. Dal 2011 al 2015, la Grecia ha già perso 300 mila persone.

 

“La Spagna perde 72 persone al giorno”

 

Stesso collasso per la Spagna, che perde 72 abitanti ogni giorno e registra il venti per cento in meno di nuovi nati rispetto a vent’anni fa. Nel 2050, la Spagna perderà 5,3 milioni di abitanti, l’11 per cento della popolazione attuale. E gli over 65 comporranno il 34,6 per cento della popolazione, mentre un milione di spagnoli saranno vicini ai cento anni. Per quella data ci saranno 1,7 milioni di bambini sotto i dieci anni in meno di quanti ce ne siano oggi. Il governo spagnolo ha appena nominato una Comisionada para el Reto Demográfico, Edelmira Barreira Diz, commissaria per la sfida demografica. Qualcuno lo ha definito uno scherzo di pessimo gusto.

 

Disastroso anche il Portogallo, il quarto paese dell’Europa meridionale. Il calo delle nascite in tutto il paese – calo del 14 per cento dal 2008 al 2012 – è stato così acuto che il governo si sta muovendo per chiudere un grande numero di reparti di maternità a livello nazionale. Il Washington Post ha ben ritratto quanto sta accadendo nel paese: “Il reparto maternità nel più grande ospedale del Portogallo è stranamente silenzioso”. All’Alfredo da Costa nascevano settemila bambini ogni anno fino a poco tempo fa. Il numero delle nascite è sceso oggi a 4.500. Dal 2010 al 2014, il Portogallo ha perso 198 mila persone. E l’Istituto nazionale di statistica prevede un calo a 6,3 milioni di persone nel 2060 dagli oltre dieci attuali. “Senza nuovi migranti, l’interno del Portogallo sarà praticamente deserto in 25 anni”, recita un rapporto nazionale citato dal Financial Times. “Dal 2008, il tasso di natalità del paese è sceso di un allarmante 14 per cento” scrive Foreign Affairs. “Il villaggio di Agracoes, nel Portogallo settentrionale, presenta una spaventosa visione di quello che alcuni ufficiali portoghesi ritengono accadrà a due terzi del paese: un gruppo di pensionati che vive i suoi ultimi giorni in mezzo a infrastrutture sgretolanti”. Una visione da estendere, forse, a gran parte dell’Europa meridionale.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.