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i pregiudizi
Lo stile di vita della famiglia nel bosco è un esempio di resistenza alle ideologie dominanti
Dall'idolo della casa fino alla socializzazione, passando per l'igiene e l'istruzione. Al limitar del boschetto si radunano tutti i pregiudizi della piazza
Igiene, casa, verde, socializzazione, istruzione. Si radunano gli idola fori di Bacone, i pregiudizi della piazza, nella favola della famiglia anglo-australiana che vive nel bosco e alla quale una sentenza nega pro tempore la potestà educativa e di vita insieme con tre figlioletti, provvisoriamente strappati per legge alla libertà familiare nella natura. Una donna del luogo dice che sono puliti, papà mamma e pargoli, e in effetti la loro è un’immagine di preziosa pulizia personale e abitativa; e aggiunge la brava e attenta donna del paesino di residenza abruzzese che non sa come facciano a esserlo, visto che non praticano l’uso dei detersivi e dei saponi e attingono l’acqua alla fonte, no acqua corrente. Ricordiamo tutti o quasi tutti un celebre articolo provocatorio di Guido Ceronetti intitolato “Troppi bagni”, una polemica eremitica dell’illustre scrittore contro l’uso a consumo illimitato della vasca da bagno, non era ancora l’èra assolutista della doccia. Ricordiamo il compianto Fulco Pratesi, origini aristocratiche, Federazione dei Verdi, curriculum accademico da bravo architetto, ideologo green, che sgridava chi abusa del pulito nelle abluzioni e nei cambi di biancheria. Eppure intorno all’igiene è stata vinta nell’opinione comune una battaglia estrema e finale: il pulito è l’asettico, un valore assoluto, non la risultante di come si è e di come si vive, è il metro di misura dell’uomo civile, volendo anche naturale, il buon selvaggio, opposto al cattivo selvaggio, quello che no detersivi, al quale si oppone la manutenzione corporale fino alle propaggini dell’estetista e dei vari scorticamenti relativi.
Altro idolo, la casa. Notammo nel tempo più volte come la casa sia in cima ai nostri pensieri, anche ai pensieri e agli atti impuri. Non ci fu storia di corruzione e di oltranza del lusso, a spese magari dell’erario, che non avesse un risvolto abitativo, il culmine fu raggiunto quando un tizio dei servizi segreti implicato in processi originati dalle inchieste di Milano fu beccato con casa, piscina e galoppatoio, addirittura. Ma in generale, diciamo che la casetta in pietra nel bosco chietino, non pericolante, a prova di staticità, eppure povera, poverissima, rude, piccola e intima e priva di servizi (l’igiene) collocati all’esterno, non è il calco e il modello di sobrietà delle classi dirigenti italiane e della folla idolatrica che di volta in volta ammirata e sdegnata le elegge e le denigra.
Poi c’è il verde. Nella casa del bosco non se ne fa risparmio, Thoreau è re della boscaglia, e il verdeggiare si accoppia con l’animalismo, cani, asini, cavalli, nomi carini e buffi per ciascuno, idillio e arcadia. Sembrerebbe tutto a posto, invece no, casa igiene e verde sono pezzi di ideologia che entrano in conflitto con quella casetta rurale, alla quale, per aiutare e civilizzare, si propone come alternativa il solito contenitore prefabbricato che mette linda tristezza, pur essendo igienico e multidotato di servizi vari, solo a vederlo in tv, figuriamoci abitarvi.
Naturalmente c’è la socializzazione, nel giro dei pregiudizi, che non manca mai. La socializzazione è un idolo particolarmente diffuso e verboso, se ne parla sempre per sconfiggere la solitudine, che a dosi e nei modi giusti sarebbe in realtà sola fortitudo del carattere e dunque dell’educazione. Un altro locale, abruzzese di talento, dice in tv che non fanno niente di male, che meritano di essere aiutati, non capisce solo perché non li portino mai al parco, quei bambini rubati che erano custoditi lontano da ogni bullismo. Solo che i piccoli socializzavano a modo loro, in famiglia e di tanto in tanto fuori del recinto idilliaco, d’altra parte se appena ti sporgi verso la socializzazione digitale, più forte del parco, ecco che la parola social diventa una bestemmia, perché tutti si riuniscono intorno a un unico desco conviviale, il display del telefonino, con effetti giudicati a volte abbrutenti e vitandi.
Quanto all’istruzione, abbiamo appena finito di celebrare, con una battaglia competitiva tra sinistra e destra profetiche entrambe, Pier Paolo Pasolini, il quale com’è noto formulò una proposta non paradossale e non swiftiana di abolizione della scuola dell’obbligo, i cui requisiti legali peraltro sono rispettati, secondo il ministero, dalle procedure homeschooling o d’istruzione parentale in corso nella casa e nella scuoletta boschiva.
Troppo ovvio commentare l’incommentabile, l’esagerato zelo di tutela ed esproprio di una sentenza che verrà rivista, meglio riflettere sul pregiudizio abborracciato che mostriamo noi quando parliamo dei pregiudizi e delle ideologie degli altri sul limitare del boschetto.
la tv generalista
La sovraesposizione del dolore in tv forse ha un limite