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da ministro a ex ministro

Crosetto propone di sospendere Strade Sicure. Come funziona l'operazione dell'esercito nelle città italiane

Nel 2008 era stato l'attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, a far partire l'operazione quando era lui il ministro della Difesa: "Uno dei provvedimenti più apprezzati dall'opinione pubblica e non solo tra gli elettori di centrodestra". Obiettivi, costi e criticità

Durante la festa delle forze armate italiane, ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato di un possibile passo indietro riguardo l'operazione "Strade Sicure": "è stato uno strumento per avvicinare la popolazione alle Forze armate e viceversa ed ero presente quando nacquero, ero sottosegretario. Ora forse è venuto il momento di tornare indietro". Il ministro vorrebbe infatti sostituire i 6.600 militari impegnati lungo tutto il territorio nazionale con le forze di polizia, così da far tornare i militari al loro "lavoro originario". Non si è fatta attendere la risposta dell'ex ministro della Difesa che istituì l'operazione e che oggi è il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Mi spiace contraddire il mio amico Crosetto ma è risultata negli anni tra i provvedimenti più apprezzati dall'opinione pubblica e non solo tra gli elettori di centrodestra, che ne furono addirittura entusiasti. Occorrerebbe - rilancia invece la seconda carica dello Stato - non solo confermare ma anzi ampliare l'operazione, ripristinando il pattugliamento misto militari-forze dell'ordine che solo qualche nostalgico sessantottino di sinistra aveva contestato".

 

La riflessione di Crosetto si andava a inserire in quadro più complesso, il ministro della Difiesa auspica infatti una vera e propria riforma della Difesa perché considera inadeguato il limite fissato a 170.000 unità per il personale militare. "Servono 30 mila militari in più, la legge 244 - la legge che fissa il tetto massimo - dobbiamo buttarla via. Lo spirito con cui è nata è morto", ha affermato Crosetto.

 

Come funziona l'operazione Strade Sicure

In ogni caso, l'operazione Strade Sicure è iniziata il 24 luglio del 2008 e prorogata il 30 dicembre 2020 in relazione alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto della criminalità e del terrorismo. "A oggi - si legge in un comunicato dell'Esercito - sono oltre 6.600 i militari presenti in 58 province su tutto il territorio, a presidio di circa 1.000 siti e aree sensibili. I risultati di questi 17 anni di servizio non mancano: sono stati effettuati oltre 60 milioni di controlli a persone e veicoli con più 100.000 soggetti fermati, denunciati o arrestati. Inoltre - continua il comunicato -  Il bilancio delle attività include il sequestro di 2.000 armi, 17.000 veicoli e più di 2 tonnellate e mezzo di sostanze stupefacenti. Un settore di intervento specifico è rappresentato dalla "Terra dei Fuochi", dove l'azione delle donne e uomini dell'Esercito ha permesso l'individuazione di quasi 2.000 roghi dolosi e oltre 8.300 siti di sversamento illecito di rifiuti, attraverso l'impiego di droni altamente tecnologici per monitorare e sorvegliare vaste aree dalla terza dimensione".

Tra gli obiettivi principali su cui l'attività di vigilanza si concentra ci sono siti istituzionali, luoghi d'arte, siti diplomatici, porti, aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, valichi di frontiera, luoghi di culto e siti di interesse religioso.

La fase preparatoria al servizio è considerata fondamentale, infatti - spiega il comunicato - "ogni militare si addestra con moduli specifici incentrati su tecniche di gestione della folla, elementi di primo soccorso (Basic Life Support), movimento in centri urbani e pratica del Metodo di Combattimento Militare (MCM), un sistema di combattimento a distanza ravvicinata, concepito in seno all'Esercito Italiano, che mutua tecniche derivanti da arti marziali e sport da combattimento, creato per intervenire con gradualità e tempestività in ogni situazione".

 

Secondo Doriano Ricciutelli, già docente di diritto di Polizia presso l’Istituto superiore di Polizia, e l’avvocato Antonio La Scala, intervistati dal periodico Polizia e Democrazia, i militari impegnati nell’operazione Strade Sicure agiscono con la qualifica di pubblici ufficiali e agenti di pubblica sicurezza. Ciò consente loro di identificare o perquisire persone e, in alcune circostanze, impartire ordini alle guardie giurate. Tuttavia, questa qualifica comporta anche maggiori responsabilità: i militari sono infatti soggetti sia al Codice penale ordinario sia a quello militare di pace, rispondendo dei reati previsti per i pubblici ufficiali. Pur non potendo effettuare arresti di polizia giudiziaria, possono intervenire in flagranza di reato ai sensi dell’art. 383 del Codice di procedura penale, come qualsiasi cittadino.

Inoltre, possono fare uso legittimo delle armi o della forza per adempiere ai propri doveri, nei limiti della legittima difesa e del necessario rispetto dell’autorità. I militari possono identificare persone e perquisire veicoli per prevenire pericoli o impedire comportamenti che mettano a rischio la sicurezza. Possono inoltre effettuare posti di blocco e controllo, anche in collaborazione con le Forze dell'ordine.

 

Costi e criticità

Non sono disponibili dati precisi sul costo totale dell'operazione dal 2008 a oggi, anche perché il costo medio annuale è variato nel tempo. Tuttavia è possibile stimare un costo annuale. Secondo un articolo di Analisi Difesa, l’impiego di 6.800 militari nel 2024 ha avuto un costo di 225,1 milioni di euro. Negli anni sono emerse anche alcune criticità, oltre al costo piuttosto elevato che sottrarrebbe risorse al bilancio della Difesa: il dispiegamento prolungato nell’operazione distoglierebbe le unità dall’addestramento necessario per operazioni ad alta intensità, ostacolando la preparazione su sistemi d’arma avanzati e la formazione, dai livelli individuali alle grandi unità. Inoltre l'impiego dei militari su Strade Sicure toglierebbe personale da un organico delle Forze armate già insufficiente rispetto alle crescenti tensioni globali.