
Ansa
Movimenti
Dal barolo Gedi alle orecchiette. Il gruppo Ladisa punta Huffington post e La Sentinella del Canavese
In dirittura d’arrivo la cessione delle due testate ai fratelli baresi Vito e Sebastiano, al comando della Finland, società leader in Italia nella ristorazione. Dalla pizzeria di famiglia del quartiere Libertà all’editoria passando per il calcio (hanno acquistato il Taranto)
Dal risotto al barolo alle orecchiette con la braciola. Lo spezzatino deciso dalla famiglia Elkann per le testate del gruppo Gedi potrebbe portare l’“Huffington Post” e il quotidiano locale del Piemonte, “La Sentinella del Canavese”, ad avere un editore barese: sarebbe infatti molto avanzata la trattativa per la doppia cessione alla holding Finland, società capofila nel settore della ristorazione dei fratelli Vito e Sebastiano Ladisa, che al business delle mense negli ospedali e nelle caserme hanno aggiunto la passione per il calcio (hanno preso il Taranto) e quella per i media.
La scalata dei Ladisa parte da una pizzeria a Bari, in via Napoli, confine del popolare quartiere Libertà: dalla “Checin du gagg”, così si chiamava il locale fondato dal patriarca Mimmo, la società è cresciuta espandendosi fino ad avere una mega struttura con maxi cucina nella zona industriale del capoluogo, anche grazie al dinamismo imprenditoriale che ha caratterizzato le loro performance negli ultimi quindici anni. Sul piano politico? Il gruppo ha un posizionamento trasversale. Alla fine degli anni Novanta è memorabile l’amicizia con la famiglia Tatarella: durante un corso di formazione per i ragazzi del Fronte della gioventù (c’era anche un giovane Marcello Gemmato) tenuto in una sede del murattiano a Bari dall’avvocato Michele Mascolo, dirigente di An vicino alle posizioni conservatrici di Alfredo Mantovano, la dissertazione su Giuseppe Prezzolini, Céline e la musica classica, fu interrotta dall’arrivo di un Fiorino dei Ladisa. “Ecco la cena”. E in fretta si passò da Beethoven al suono metallico delle posate che roteavano su coppe memorabili di “minuicchi con i fagioli”, offerti dai Ladisa.
Negli ultimi anni, in una Puglia sempre più orientata a sinistra, i due fratelli hanno avuto una interlocuzione con l’area progressista (dialogando sia con Michele Emiliano che con il suo delfino, ora “rinnegato”, Antonio Decaro), senza trascurare il centrodestra (nelle cui fila c’è l’amico deputato di FI Davide Bellomo). La vicinanza allo sceicco Emiliano è costata anche un’indagine a Vito Ladisa – per finanziamento illecito durante le primarie del 2017 – ma tutto si è recentemente concluso con un’assoluzione in appello, dopo una condanna (a 4 mesi) in primo grado. Nel 2020 la seduzione per l’editoria (sempre su imbeccata dall’emiro-governatore): “La Gazzetta del Mezzogiorno” è travolta dal disimpegno dell’editore Ciancio e così nacque la Ledi, società dei Ladisa che ha gestito per sei mesi la storica testata, prima che il tribunale la assegnasse agli attuali proprietari Miccolis-Albanese. Dopo questo passaggio fondarono prima “La nuova Gazzetta” e poi “L’Edicola del Sud”, quotidiano per un periodo distribuito in abbinata con il “Sole 24 Ore”, alla cui direzione hanno chiamato prima il destrorso Ciriaco Viggiano (ex Riformista) e recentemente Lorena Saracino, già presidente del Corecom Puglia per designazione del centrosinistra.
La connessione tra capitalismo italiano e i media è antica (dalla famiglia Agnelli ai Rizzoli, passando per i Berlusconi e gli Angelucci): in questo salotto dell’impresa tricolore con affaccio sui giornali ci sono adesso anche i Ladisa. E così il pitbull color antracite di Sebastiano Ladisa, ghiotto di sogliole sfilettate, potrebbe essere costretto nelle prossime settimane ad abbandonare la cucina marinara della città di San Nicola per assaggiare i tagliolini al tartufo, eccellenza piemontese.

UN CONSIGLIO DI LETTURA DI UN NOSTRO PARTNER: Leonardo