
Foto Marina Militare
UN CONSIGLIO DI LETTURA DI UN NOSTRO PARTNER: Leonardo
Una squadra che funziona. E non è solo una metafora
Durante l’esercitazione Nato Formidable Shield 2025 nel Mare del Nord, l’Italia ha dimostrato eccellenza tecnologica nel campo della difesa aerea e missilistica. I sistemi sviluppati da Leonardo hanno funzionato impeccabilmente, confermando il nostro paese tra i leader europei del settore
Nel silenzio austero del Mare del Nord, mentre sedici navi di dieci paesi Nato affrontavano una delle esercitazioni navali più complesse d’Europa, la vera notizia non stava solo nella quantità di missili tracciati, nei radar accesi, nei droni in volo o nelle 3.000 divise schierate. Stava nel fatto che, tra quei sistemi di difesa integrata, alcuni dei più sofisticati erano italiani. E funzionavano. Bene. In tempo reale. Senza ritardi. Senza crash.
Formidable Shield 2025, esercitazione biennale dedicata alla difesa aerea e missilistica integrata (IAMD), è stata un test cruciale per la capacità di interoperabilità delle flotte NATO. Ma è stata anche, per chi sa guardare, un banco di prova industriale. In mare c’era la Marina Militare italiana, con l’unità multiruolo “Giovanni delle Bande Nere”, configurata in assetto “full”. E c’era Leonardo, con le sue tecnologie di bordo, a dimostrare cosa significa oggi progettare sistemi capaci non solo di difendere una nave, ma di connetterla a una rete di guerra integrata.
Il sistema di comando e controllo SADOC 4, insieme alla suite radar Dual Band Radar, ha permesso di localizzare e tracciare bersagli balistici a corto e medio raggio, inclusi missili e droni, gestendo la condivisione in tempo reale con le altre unità alleate. Nessun blackout. Nessun ingorgo. Un’architettura informatica – direbbero gli ingegneri – scalabile, affidabile, pronta. Che ha convinto anche i più scettici.
E mentre l’unità italiana operava da “Forward Observer”, rilevando e tracciando minacce lanciate da terra e da mare, emergeva anche un altro dato: l’Italia, in questo settore così strategico e silenzioso, non è solo una comprimaria. È capace di esportare tecnologie che competono – e talvolta superano – quelle anglosassoni. Lo ha riconosciuto la stessa NATO al termine delle esercitazioni, indicando la capacità IAMD italiana come una delle più avanzate del blocco occidentale.
In un tempo in cui si discute tanto di sovranità tecnologica europea e di autonomia strategica, il segnale è chiaro: l’Italia può essere parte del gruppo di testa non solo per vocazione diplomatica, ma anche per infrastrutture, per ricerca, per industria. A patto che sappia crederci. E continuare a investire.
Perché in mezzo al rumore dei missili, dei comandi e delle simulazioni, il messaggio più forte – per chi l’ha voluto ascoltare – è stato questo: quando pubblico e privato sanno lavorare insieme, quando la ricerca non si ferma al prototipo, e quando l’ambizione non si vergogna di essere chiamata per nome, l’Italia sa ancora fare cose serie. Anche se non sempre lo dice.