
Ansa
Familismo molto morale
I figli spezza cuore. Le lacrime amare per Sam Bankman-Fried
L'ex ragazzo prodigio delle criptovalute è stato condannato per frode e riciclaggio. Ma la vera tragedia in tribunale è stata quella dei genitori, celebri professori di Diritto a Stanford. Chi mai avrà sbagliato, si domandano tutti? Il mistero delle colpe dei figli che ricadono sui padri e le madri. Altri casi italiani
La superiorità del sistema penale americano su quello italiano ha così tanti elementi che l’elenco si prenderebbe l’articolo. Nel caso presente ne basta uno, assai iconico: lì è ancora vietato fare sgangherate o pruriginose fotografie agli imputati in tribunale, così sopravvive la magnifica schiera dei vignettisti e ritrattisti d’aula con la matita. Se sia invece superiore l’educazione famigliare in America o in Italia, non sapremmo davvero dire: ma ci arriviamo poi. Prima il disegno. Un disegnatore d’aula del processo a Sam Bankman-Fried, il giovane ex re delle criptovalute condannato per frode, associazione a delinquere e riciclaggio, ha immortalato i suoi genitori nel momento della lettura della sentenza. Un drammatico monocromo ruggine e nero, quattro mani a nascondere due volti, degno dei dannati della Sistina.
Riporta il Wall Street Journal, che racconta la storia e riproduce l’immagine, che Barbara Fried, la madre, si è come “accartocciata” mentre Joe Bankman, il padre, è curvo, la testa bianca tra le mani. “L’ombra dei loro abiti scuri li fonde in un’unica montagna di indicibile dolore”. Una tragedia non solo americana, è la tragedia di un archetipo universale. La storia dell’enfant prodige è nota, una rapida parabola di pochi anni dal trampolino di un’idea fino al cielo della finanza e poi il precipizio. Con i genitori stessi citati in giudizio per l’accusa di essersi arricchiti con le manovre speculative del figlio. Familismo amorale di primo grado, si potrebbe dire: un classico a tutte le latitudini. Non fosse che le due figure travolte da un giudizio peggio che universale, per quanto interposto, non sono due arraffoni senz’arte né parte. Sono professori di Diritto della Law School di Stanford, “una coppia improbabile”, scrive pietoso il Wsj, mentre “guarda il figlio togliersi la cravatta e i lacci delle scarpe e viene portato in prigione”. La madre ha insegnato Etica legale, il padre Regolamentazione finanziaria. Non serve l’ironia. Basta il contraccolpo che fa tutti uguali, davanti alla sciagura di un figlio. Come ha scritto il New Yorker, a tutta la famiglia importava “solo una cosa, l’innocenza di Sam”.
Il padre ha commentato: “Penso che la maggior parte dei genitori preferirebbe di gran lunga morire piuttosto che vedere i propri figli accusati di cose così orribili”. Il più puro sentimento patriarcale, direbbero i moderni. Ma il familismo amorale, in questa vicenda straordinariamente yankee e open-minded del riccioluto, ribelle e non proprio attraente Sam Bankman-Fried, ha una sua terribile inversione logica, per non scomodare l’inversione della vittima e del colpevole. Sono le colpe dei figli che ricadono sui genitori, che schiantano la psicologia e la forza d’animo, il carattere “incorruttibile” e persino o la loro pubblica immagine. Ma in questo caso non sapremmo davvero dire se l’american way educativa sia migliore o peggiore del nostro modello patriarcale o matriarcale che sia. Ma certo è una questione di educazione, di investimento nei figli che non è detto produca sempre risultati. Casi così ne accadono, ne abbiamo a iosa anche da noi, sebbene da noi i padri schiantati come altrettanti Re Lear non sono genìa da Stanford. C’è un presidente del Senato che, mentre infila un pargolo al Piccolo Teatro, è costretto a scivolose acrobazie per difendere a priori l’innocenza del figlio accusato di harrassment, e la scena meriterebbe un disegnatore all’altezza. Mentre il politico clown che voleva salvare l’Italia dalla mala pianta delle sue innumerevoli caste s’è ridotto a utilizzare il suo pur logoro potere mediatico per attaccare in video i giudici che accusano il figlio smeraldino addirittura di rape, e vediamo se sarà più contegnoso, ora che ha ottenuto un’ospitata da Fazio. Di figli che mandano in frantumi i sogni nello specchio dei genitori sono pieni i libri. Ben più tremendo è interrogarsi su un fallimento che riguarda il modello stesso. Ha scritto il Wsj che “la melodrammatica saga familiare” dei Bankman-Fried “mette in scena non solo l’effetto sconvolgente dell’amore dei genitori, ma anche i limiti dei privilegi e delle buone intenzioni nel salvare i nostri figli da se stessi”.
Che è forse la cosa che più inquieta il Wsj, bibbia del pensiero meritocratico anglosassone. Qui da noi, suvvia, la morale meritocratica wasp & woke conta assai meno, noi difenderemmo anche il figlio ubriaco col Suv. Ma la cosa che più colpisce, scrive la columnist Katie Roiphe, è “l’immensità dell’autoinganno, quanto sembrasse del tutto impossibile”, a due genitori così, vedere il loro figlio precipitare. Ma la verità è che si può solo scoprire “quanto siano impotenti i genitori nel garantire la felicità o anche il benessere dei loro figli”, un progetto in cui a volte si può fallire “in modo più spettacolare”. A ognuno il suo familismo.