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La montagna è una cosa seria, non un giro spensierato per fare foto

Giovanni Battistuzzi

L'aumento degli incidenti, dei morti, dell'improvvisazione. Camminare per sentieri non è pericoloso, ma serve accortezza. "Uno che vuole fare il medico non prende un bisturi e inizia a operare dopo aver visto un video su YouTube: studia, fa pratica, si specializza. La montagna è la stessa cosa", dice Herb Hüller, guida alpina

La montagna è gradevole e viene bene in foto. Soprattutto quando si raggiunge una cima e cielo e nuvole dipingono parte di un fondale immenso. Sembra di essere più vicini all’immensità in alta montagna, si coglie l’idea di vicinanza alla lontananza, qualcosa di impossibile da trovare in città. Anche quando la montagna non raggiunge quote elevate, quando è più che altro una collina o un monte, o soltanto un luogo lontano dalla urbanizzazione, si può provare questa sensazione. E la si può fotografare. Perché la montagna, da più di qualche anno, è diventata anche questo, qualcosa da immortalare e condividere.

La presenza di turisti ed escursionisti in montagna è aumentata costantemente anno dopo anno, gli interventi di soccorso pure, ma in maniera più vertiginosa: gli incidenti sono cresciuti più della presenza nei sentieri. I soccorsi erano stati 8.267 nel 2017, 10.367 nel 2022, secondo i dati del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico. Negli ultimi cinque anni le attività di soccorso sono cresciute del 25 per cento, le presenze (stimate) del 19; negli ultimi dieci anni all’aumento del 47 per cento degli escursionisti, sono cresciute de 73 gli interventi. C’è un dato che colpisce nel report del Cnsas: nel 2022 ci sono stati 2.665 interventi dovuti all’incapacità degli escursionisti, erano 400 dieci anni fa. Anche i morti sono raddoppiati. L’ultimo caso quello della ragazza finlandese precipitata in un burrone sul Sentiero degli Dei nella penisola sorrentina mentre stava facendo una fotografia.

Negli ultimi anni la montagna si è avvicinata a noi, è diventata qualcosa di prossimo, “per tutti”. Questo “per tutti” è stato usato dal marketing turistico, in alcune comunicazioni istituzionali, da sedicenti esperti di montagna. Quel “per tutti” però fa quasi credere che essa sia priva di pericoli. Non è così. La montagna forse non è pericolosa, ma i pericoli ci sono, serve averne consapevolezza, “evitare di andare per sentieri come si va al parco divertimenti”, dice al Foglio Herb Hüller, guida alpina di lungo corso, 59 anni, la maggior parte dei quali passati in alta quota. “La natura è stupenda, madre, ma è una madre stronza che non perdona mai imbecillità e presunzione”.

“L’anno scorso ho soccorso due persone che erano scivolate in una pietraia: erano in stato di semi choc sul bordo di un crepaccio”, racconta. “Un imprevisto può accadere, ma rischiare di morire perché si si camminava con le scarpe da ginnastica è da imbecilli”.

La montagna non è per tutti. Non l’alta montagna, nemmeno i sentieri ad altitudini meno elevate. Alcuni percorsi sono per pochi, “per chi ha competenza, esperienza e senso del limite, perché è indispensabile avere il senso del limite. La montagna è fragile e necessita conoscenza sempre, approfondita conoscenza in moltissimi casi”.

Non ci si finisce per caso in un sentiero d’alta montagna, ci si trova lì perché si è scelto di andarci e se si vuole essere lì “si deve avere il buon senso di rispettare il luogo e avere l’accortezza di studiare le sue caratteristiche”. Non basta un’app sul telefonino. “La tecnologia è importante e utile, ma la si deve sapere utilizzare. Le app non sono il male, usarle senza criterio è il male”, spiega Herb Hüller. La montagna non potrà mai essere digitale, anche se in foto nel mondo digitale fa acchiappare molti like. “Ha una componente analogica, cartacea. Le carte escursionistiche sono ancora il modo migliore per studiare un percorso. Un’escursione, facile o difficile che sia, non può che partire dallo studio, dall’indagine su carta”.

Non basta questo. “Ci si deve informare, avere l’accortezza di capire cosa si può e cosa non si può fare. E avere la consapevolezza di essere in un luogo che può essere pericoloso. Dire che la montagna è per tutti è una stronzata. È per tutti quelli che sanno dove sono e a cosa vanno incontro. Uno che vuole fare il medico non prende un bisturi e inizia a operare dopo aver visto un video su YouTube: studia, fa pratica, si specializza. La montagna è la stessa cosa, solo un po’ più semplice”.

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