editoriali

L'Europa fortezza è una tragedia: centinaia di migranti naufragati al largo della Grecia

Redazione

Un altro barcone si capovolge vicino alle coste dell'isola di Pylos. Una strage che ricorda molto quella di Cutro. E nel frattempo l'Ue continua con il rimpallo di responsabilità insistendo sulla strategia fallace delle "zero partenze"

Un’altra Cutro, quantomeno per la dinamica degli eventi, ma con dimensioni che potrebbero trasformare l’ultima strage del Mediterraneo in una delle più tragiche di sempre. Un barcone con a bordo un numero di migranti stimato intorno alle 700 persone si è capovolto questa mattina al largo delle coste dell’isola greca di Pylos. I morti recuperati, al momento in cui questo giornale va in stampa, sono 79, i superstiti 104, centinaia i dispersi. Il peschereccio era salpato da Tobruk, in Libia, ed era diretto in Italia, ma è finito alla deriva avvicinandosi alle coste greche. Già martedì pomeriggio la piattaforma Alarm Phone aveva ricevuto la prima richiesta d’aiuto dei migranti, ma nonostante l’allerta trasmessa alle autorità di Italia, Malta e Grecia, nessuno è riuscito a evitare la tragedia. Dalle prime informazioni, sembra emergere una drammatica somiglianza con la strage di Cutro, dove lo scorso febbraio sono morte 94 persone lasciando in mare un numero indefinito di dispersi.

 

L’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne Frontex, dopo avere intercettato il peschereccio già nella mattinata di martedì, si è limitata a comunicare le coordinate alle autorità greche, senza avviare alcuna procedura. Da allora si è susseguita una serie di omissioni, ben documentate dalla stessa Guardia costiera ellenica, che ha approcciato il barcone più volte con le sue motovedette senza mai intervenire. Secondo la Grecia, i migranti avrebbero rifiutato qualsiasi aiuto asserendo di volere continuare la traversata fino in Italia. Una ricostruzione che andrà chiarita, considerato che il peschereccio, come dimostrato dalle foto che già questo pomeriggio circolavano in rete, era stracolmo di persone. Anche in questo caso, un’operazione di salvataggio è stata derubricata ad attività di monitoraggio, fino a quando la strage non si è compiuta.

Se Frontex si è detta “molto scossa” per i tragici eventi, la presidente della Commissione europa, Ursula von der Leyen, ha detto che “dobbiamo prevenire queste tragedie”. E’ così che si rinnova di strage in strage la strategia su cui si regge la “fortezza europea”: crogiolarsi nell’illusione delle “zero partenze”, sacrificando le attività di soccorso in mare. 

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