l'intervista

"Roma vincerà questa sfida". Parla il presidente della fondazione Roma Expo 2030

Gianluca De Rosa

Massimo Scaccabarozzi, ex presidente di Farmindustria, guiderà la fondazione che dovrà promuovere l'evento. I dossier completi per le candidature andranno presentati al Bureau internazional des Expositions entro novembre. Un anno dopo la decisione.

Alcuni già la chiamano “la cassaforte per la candidatura all’Expo”.  E’ stata istituita lo scorso 18 luglio con un tesoretto iniziale di quasi un milione di euro, a breve avrà una sede nuova di zecca nel centro di Roma, intanto la fondazione Roma Expo2030  ha un presidente. Massimo Scaccabarozzi, milanese (“Ma innamorato di Roma”, dice), ex presidente di Farmindustria, presidente di Jansenn Italia e responsabile per Unindustria, la Confindustria di Roma e del Lazio dei settori farmaceutici e biomedicali, ha già cominciato a lavorare. “Roma deve presentarsi di nuovo al mondo”, spiega. “Questo sarà il nostro ruolo, affiancheremo il comitato promotore per dare alla candidatura la massima visibilità a Roma, in Italia e anche all’estero. Siamo convinti di farcela: Roma vincerà questa sfida. Adesso serve l'impegno di tutti”. Entro novembre infatti la città dovrà presentare all’Internationa Bureau di Parigi il progetto completo di candidatura. Le avversarie sono Ryad e Busan, in Corea del Sud. Secondo uno studio della Luiss i ritorni economici possono portare complessivamente alla Capitale 45 miliardi tra l’assegnazione e i cinque anni successivi all’evento, di cui oltr 24 di effetti economi indiretti, dalla ristorazione, agli alberghi e i traporti, e 11 miliardi di benefici indotti tra investimenti diretti e rigenerazione del patrimonio immobiliare.

Da febbraio gli ispettori del Bureau saranno a Roma. “Tra i criteri per la scelta della città che ospiterà l’Expo – spiega Scaccabarozzi – c’è la partecipazione dei cittadini e della società civili, dunque dobbiamo fare in modo che entro febbraio il 100 per cento dei romani sappia della candidatura”. Il presidente ha già diverse idee: “Non ci limiteremo a organizzare eventi e convegni, ma chiederemo ai commercianti di apporre il logo dell’evento sulle vetrine e stiamo cercando già testimonial e influencer che possano veicolare a più persone posibile la cosa”. L’evento – è la convinione  – dovrà essere condiviso da tutta la città e non solo a Tor Vergata, la zona dove, in caso di vittoria, sorgeranno i padiglioni dell’Expo 2030 progettati dall’archistar Carlo Ratti. “Dovrà essre quello che è Wimbledon per Londra, una manifestazione che tutti vivono e conoscono”. La consapevolezza è che già l’esistenza della fondazione è una garanzia. Ad istituirla infatti sono stati Unindustria,  Cna, Federlazio, Coldiretti, Confcommercio e Confesercenti. Insomma, le associazioni di categoria sono tutte schierate al fianco del Campidoglio e del governo nella promozione della candidatura.

Lo schema è molto simile a quello seguito per la candidatura di Milano: anche in quel caso il comitato promotre è stato affiancato da una fondazione che riuniva le associazione di categoria, e anche in quel caso ha avuto un ruolo importante anche per il dopo evento. “Anche noi continueremo ad operare sia dopo l’eventurale assegnazione tra il 2023 e il 2030, sia al termine dell’Expo coinvolgendo soggetti pubblici e privati”, spiega Scaccabarozzi. Coincidenze, la presidente della fondazione milanese, Diana Bracco, viene come Scaccabarozzi dal settore farmaceutico.

Una “prova generale” dell’Expo ci sarà con la Ryder cup, l’evento golfistico che arriverà a Roma nel 2023. “Sono stati venduti già 220mila biglietti, è il terzo evento sportivo al mondo dopo Olimpiadi e mondiali di calcio, sarà una grande sfida per la città e mostrerà anche i benefici dei grandi eventi: finalmente sarà completato il raddoppi

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