Insta-catamarano

La dura estate degli influencer

Michele Masneri

In barca a far selfie e metter tag. Ma si stancheranno anche loro

La contrapposizione più drammatica dell’Italia 2021 non è, è chiaro, quella tra favorevoli e contrari al green pass, bensì tra chi va in vacanza e chi no. E poi, come col green pass, c'è chi fa finta.

 

Forse anche a causa dei micidiali incrementi di prezzo che albergatori e esercenti hanno attuato per rifarsi delle perdite covidiche: una stanza d’hotel a Santa Marinella o a Padenghe del Garda non viene meno di duecento euro. Fetide pensioni familiari negli Abruzzi più remoti costano quanto un hotel di Miami. Così chi può va nell'unico estero possibile, in Grecia. Gli altri, a casa: del resto, le statistiche mostrano che sempre meno italiani possono partire. L’Italia è il paese Ue con più cittadini in grado di permettersi le ferie: 7 milioni, davanti a Spagna (4,7 milioni), Germania (4,3 milioni), Francia (3,6 milioni) e Polonia (3,1 milioni). E però se accendiamo gli Instagram è invece tutto un tripudio di spiagge, scogli, sabbie, alberghi, barche.

 

È tutta colpa degli influencer, naturalmente. Quelli di prima fascia, quelli veramente importanti, stazionano in grandi hotel con piscine, oppure meglio ancora in enormi yacht a motore corredati di estensioni varie, scivoli e piscine e quasi porticcioli, il tutto gonfiabile, una specie di cittadina galleggiante bianchiccia (anche, attracco per moto d’acqua e dei nuovi surf telecomandati). All’altro capo della piramide sociale degli influencer ecco invece il viaggio itinerante nella caletta deserta greca (la Grecia va molto anche per le casette con le bandierine biancazzurre, i gatti, i piattini di cibo, tutto molto instagrammabile). O nell’assolato Salento, col topos della scogliera riarsa in centro al paese, da cui si gettano twink locali.

 

In mezzo, per l’influencer di fascia media, è  soprattutto la grande estate del catamarano. Un influencer che si rispetti si fa almeno due settimane in catamarano (Eolie, sempre Eolie, in calo Stromboli, in ascesa Filicudi e Alicudi). Il catamarano, per la sua conformazione, permette di imbarcare masserizie necessarie al palinsesto degli influencer. Non è lussuoso come uno yacht, non è spartano come una barca a vela. E’ pratico e stabile anche per chi non è mai stato in barca. A bordo del catamarano si reclamizzeranno alcolici, si spalmeranno creme solari, si recensiranno costumi da bagno (tutto gifted by). Si faranno unboxing (rito fondamentale nella morfologia della fiaba dell’influencer). Ci si travestirà per video anche complessi (tritone, sirena, unicorno). Col catamarano si naviga sottocosta, dunque con abbondante segnale cellulare poi per trasmettere il palinsesto. 

 

L’influencer che non sia in coppia con altro influencer si porta in catamarano altri amici influencer, per massimizzare la trasmissione, in modo che la vacanza sia riflessa come un diorama sugli Instagram degli ospiti (e anche la società offrente il catamarano, taggata nei vari palinsesti, ammortizzi la spesa). Il moltiplicatore dell’influencer, soprattutto catamaranico, aumenta la percezione, nell’utente, che stiano tutti in vacanza (anche a causa dell’efferata tecnica del rilascio prolungato, per cui foto e stories vengono lanciate nell’etere anche molti giorni dopo il ritorno a casa). Però poi se chiedi, verifichi, incontri, stanno tutti in città. Stanchissimi, perché nonostante quello che possiamo credere, per gli influencer le vacanze sono faticosissime. 

 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).