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Nel mirino dei Ferragnez. Renzi, l'elogio dell'arciantipatico

Manuel Peruzzo

Prendere sul serio (ma neanche tanto) la serissima scazzottata social tra il leader di Iv e la regina delle influencer

Matteo e la politica dell'odio, ancora. Non Salvini ma Renzi, e non nel senso di chi istiga all'odio ma di chi si fa detestare dalla sinistra, dalla destra, dai giornalisti, dai politici e persino da Chiara Ferragni e dai di lei milioni di follower. Succede che Ferragni ha interrotto la campagna Pantene per pubblicare un post dell'account attivista "Felicementelgbt" in cui si critica il voltafaccia di Renzi sul ddl Zan. Il commento breve di Ferragni è "Che schifo che fate politici" e l'accusa è quella che potete sentire dalle vostre nonne: i politici tengono più alla poltrona che ai cittadini. Si vede che ha assunto specialisti della comunicazione politica, soldi ben spesi. 

  

In verità se qui c'è qualcuno che sta pensando al proprio tornaconto non è purtroppo Renzi che va "Controcorrente", come da titolo del suo nuovo libro, e scrive che "La politica è serietà, passione, fatica, non è un like messo per far contenti gli amici". Speriamo non ci creda veramente. La politica è fatta anche di consenso, di qualunquismo e di like, o non si spiegherebbe come il centrodestra abbia i numeri per governare

 

Renzi, che ambisce probabilmente a farsi odiare più degli ausiliari del traffico, e a farsi smentire dal Papa come Ignazio Marino, scrive anche: "Sapete chi fa davvero schifo in politica? Fa schifo chi non studia, chi non approfondisce, chi non ascolta le ragioni degli altri, chi pensa di avere sempre ragione". Che bel discorso. Peccato Fedez gli risponda con una citazione di "Avatar" di James Cameron: "C'è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendogli che è pioggia". Il critico eroe che sfida il potere fa settemila interazioni, la politica è anche engagement. 

 

I moderni Gramsci e De Beauvoir non vanno controcorrente, non si oppongono alla direzione predominante dell'opinione pubblica, si allineano alla propria bolla, usano un linguaggio semplice, puntano alla polarizzazione. Gli intellettuali generalisti hanno lasciato il posto agli influencer impegnati che portano alla luce le istanze dei presunti oppressi. E i politici? Chiedono il contraddittorio, vogliono il dialogo, vogliono poter difendersi e magari piazzare il proprio libro in uscita. Vorrebbero cioè diventar influencer. Chissà come se la caverebbe Matteo Renzi con la pubblicità dello shampoo.

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