contro MASTRO ciliegia

Non vado a vedere Zalone ma mi piace a occhi chiusi

Maurizio Crippa

La commedia di Zalone unisce spettatori diversi, riempie le sale (senza sussidi) e scatena polemiche assurde: per la sinistra è il cinema “sbagliato”, per la destra diventa un trofeo politico, non si capisce perché. Ma mentre l’élite s’indigna, il pubblico, colpevole, ride

Cinefilo che ha smesso di praticare (ma non di crederci) non ho intenzione di andare a vedere il film del momento. Credo di avere visto, di Checco Zalone, solo Che bella giornata al cinema e Quo vado?, ma in tivù. Forse non ho tutta questa urgenza di farmi ridere, ma sono molto contento che ci sia un attore comico capace di unire un mucchio di italiani tra loro dispari e farli divertire senza rotture di palle. La comicità è questo. Ciò che sta accadendo sui social, ma anche su giornali che si direbbero seri, fa però piangere. Un film italiano, finalmente non prodotto a soldi buttati dello stato, fa incassi d’altri tempi. E tutti quelli che ci fracassano gli occhi perché a vedere i film italiani non va nessuno, che fanno? S’indignano perché il pubblico va a vedere Zalone e non, che so, le indigeribili noiosate di Favino o di Elio Germano. Che sarebbero persino educazione. Quelli di destra invece prendono il successo di Zalone come se fosse un risarcimento a Meloni, non si capisce perché. Sul Corriere online era apparso un titolo straordinariamente stupido, ma esplicativo del declino del cinema italiano: “Se non è cinepanettone poco ci manca. Ecco perché, anche se il pubblico accorre, si può fare a meno di vederlo”. Il pubblico ha sempre torto, soprattutto quando si diverte. Geniale.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"