contro mastro ciliegia

Populisti e zero a zero. Sinner, la Serie A e l'illusione della gloria nazionale

Maurizio Crippa

Dal presunto scandalo per i pochi gol nel campionato italiano agli strepiti per il tennista che rifiuta la Coppa Davis. Ma lo sport va dove vuole

Il nostro provincialismo straccione, anzi sovranista, va sputando da due giorni titoloni e insulti contro Sinner e la sua legittima scelta di non partecipare alla Coppa Davis (l’ha già fatta vincere all’Italia due volte: che altro vogliono?). Ma il senso è chiaro: la Davis è oggi periferia del tennis, un’area interna depressa, una Rieti del tennis. Se sei un campione devi emigrare e lavorare dove conta davvero. C’è un’altra vetta ammorbante di provincialismo, applicato al calcio: il presunto scandalo per i pochi gol in serie A.

A parte che da Annibale Frossi a Giuàn Brera lo zero a zero era il “risultato perfetto”, il prodotto di sapienza tecnica e tattica, il calcio come gli scacchi, i piagnoni dei pochi gol che offendono l’Italia dovrebbero sapere che i gol ormai sono la negazione della partita: sono le clip di Instagram che incantano i ragazzini, durata d’attenzione 15 secondi e comprensione del calcio zero. Poi si lamentano che non nascono più i campioni. Ps. Grande emozione da “valori veri dello sport” per il Mjällby, squadra di un villaggio di pescatori svedese, che ha vinto il suo campionato. Piccola spiega: hanno vinto perché tutti i giocatori svedesi forti giocano all’estero (solo due nazionali giocano in patria). Esattamente come Sinner: lo sport va dove vuole, via di confini.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"