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contro mastro ciliegia

La Spagna e l'orgia del portiere

Maurizio Crippa

Il Mondiale è bellissimo, a parte certe partite, eppure nessuno parla di calcio e tutti parlano di sesso. Possibile? Ora ci si mette anche Luis Enrique a inventare una regola più scema del recupero da un quarto d'ora: “Non mi dispiace che i giocatori facciano sesso, ma traccio un limite per le orge”. Ma che senso ha?

I Mondiali vanno benone, lo spettacolo è affascinante e bellissimi davvero anche gli stadi. Certo, la partita alle 11 di mattina è peggio di vedere Formigli che fa il ganassa con Soumahoro. E bisogna ammettere lche  l’Olanda o l’Uruguay farebbero crollare la libido anche ai quindicenni. Sarà per questo che in Qatar nessuno parla di calcio e tutti parlano di sesso? Ciò che una volta era rissa e spasmo sui calci di rigore ora è nenia infinita sui diritti Lgbtq e le fascette. Così arriva l’immancabile intervista su sesso e calciatori, tema già vecchio ai tempi di Crujiff, e ogni volta la replica è peggio. Qui s’è caduti sul ct della Spagna, Luis Enrique, non proprio un sex symbol. Non sapendo come cavarsela, la butta sul creativo, un vero colpo di genio: “Non mi dispiace che i giocatori facciano sesso, ma traccio un limite per le orge”. Che senso ha? E’ un limite da tartufo o da sacrestia, come quando Clinton diceva che non s’era mai drogato perché non aspirava, e con la ragazza non era stato sesso perché aveva aspirato solo lei. Ma ad ogni buon conto, in un Mondiale in cui i funzionari del Qatar hanno calpestato la bandiera dello stato di Pernambuco scambiandola per una bandiera arcobaleno, forse ha ragione Luis Enrique: occhio a non fare casino.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"