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contro mastro ciliegia

La metafora muta di Brando Benifei

Maurizio Crippa

È un pezzo che i simboli non spiegano più la politica, al massimo fanno noia. Ma ieri il capo delegazione al Parlamento europeo, collegato da Strasburgo, ha parlato due minuti senza audio. E nessuno glielo ha detto o se ne è accorto. Una brutta distrazione. O forse una sintesi perfetta

I simboli politici hanno ormai la scadenza degli yogurt e anche certe liturgie sacrali, tipo la direzione psicoanalitica del Pd dopo una sconfitta, non hanno la drammaticità di un tempo, pure le interviste di D’Alema con l’ultimo veleno sono un cencio vecchio. Però, che farci?, nell’attesa da giorni è tutto un fiorire di immagini e metafore che (dovrebbero) cogliere la gravità del momento. Solo noia trita. Poi, come nei migliori momenti di serendipity, l’immagine chiave, il fatto disvelatore arriva per conto suo, quando meno te lo aspetti. Al direzione del Pd si collega online da Strasburgo Brando Benifei – è lì a fare il suo dovere, è capo delegazione al Parlamento europeo. “Mi sentite bene?”. Inizia a parlare, ma poco dopo l’audio sparisce, ci sono due minuti di puro acquario, ma la cosa straordinaria è che nessuno lo avverte. O forse nessuno se n’è accorto, come sembra insinuare il sito del Fatto. A Brando Benifei, che è bravo e pure “giovane”, cioè ha solo 36 anni, tutta la nostra solidarietà, e invece al Fatto dovrebbero ricordarsi di quando prendevano sul serio Rousseau. Però ecco, parlare per nessuno, o parlare da soli, o peggio ascoltare così poco gli altri, da nemmeno accorgersi: le metafore in politica non funzionano mai, ma stavolta sembra una sintesi perfetta.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"