contro mastro ciliegia
Il menscevico Acerbo
La grottesca vicenda del segretario di Rifondazione comunista che prima minaccia di bastonate Calenda, e poi scende a più miti consigli e propone i riti della vituperata democrazia borgese, è ridicola. Ma fa capire come l'ideologia violenta dei nostalgici dell'Urss sia ancora in circolazione
La faccenda è tra le più grottesche di questa grottesca campagna elettorale. Al contempo è rappresentativa di come si possa cadere in basso, se dopo 33 anni ancora non riesci ad ammettere che il comunismo è morto, e professi sempre i metodi dell’Armata rossa. Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, ora fa l’Unione popolare con De Magistris (il partito che piace pure al Nobel per la Rivoluzione) fa un tweet contro Calenda che suona minaccia: “Francamente chi diffonde bufale del genere merita di essere menato per strada”. Calenda, che come street fighter proprio non riusciamo a immaginarlo, ma un po’ bullo sì, risponde manco fosse un ragazzo de’ borgata: “Fasciocomunista provaci. Non mi sono mai fatto spaventare dalle minacce”. E gli dà l’indirizzo con tanto di civico, “chiama per appuntamento”. E d’un tratto, il nerboruto capataz Acerbo si trasforma in agnellino, risponde con un tweet moscio moscio come nemmeno un menscevico suonatore di balalaica: “Non mi sottraggo alla sfida che mi ha lanciato @CarloCalenda. Però mi sembra che il luogo più adatto per un duello sia uno studio tv o una piazza”. E la rivoluzione, la presa del Palazzo dei Parioli d’inverno? Non li fanno più gli agenti della Lubjanka di un volta.
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