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contro mastro ciliegia

Nadal e la cognizione del dolore

Maurizio Crippa

Non sappiamo se sia vero quel che ha detto il professor Brooks a Trento, che "non possiamo essere felici se evitiamo il dolore, perché il significato della vita emerge dalla sofferenza". Ma ci sono le storie incredibili di sportivi e di dolori volontariamente domati: Baggio, Van Basten, Sofia Goggia. il dolore forse non rende felici, ma aiuta a vincere

Non eravamo al festival di Trento per poterci fare un’opinione dal vivo delle teorie scientifiche del professor Arthur Brooks della Harvard business school, nonché della Harvard Kennedy school, a proposito della cognizione del dolore: “L’errore che fanno molti, soprattutto i giovani, è evitare la sofferenza. Ma non possiamo essere felici se evitiamo il dolore, perché il significato della vita, il purpose, emerge dalla sofferenza. Quindi il segreto per la felicità è sperimentare prima l’infelicità”. Verò è che persino la teologia del dolore come succedaneo dell’ascesi ha perduto molti punti, negli ultimi decenni. Non sapremmo dunque giudicare la veridicità della convinzione, del prof.

Ciò su cui ci sentiremmo di scommettere, invece, è che è persino Rafa Nadal farebbe a volentieri a meno di quel dolore lancinante al piede – sindrome di Mueller-Weiss – che lo tormenta da sempre (un sempre lunghissimo). Eppure la cosa incredibile, e che rendeva interessante persino la noiosissima finale del Roland Garros di domenica, è il pensiero del dominio, di una convivenza col dolore che tutti quanti riteniamo impossibile. Eppure, per stare nel perimetro morale di un dolore volontario, molti dei più grandi sportivi del mondo lo sono diventati attraverso il dominio del dolore: Nadal, ma anche Roby Baggio e le sue ginocchia, e il ginocchio di Ibra e di Sofia Goggia, o il piede di Van Basten. Il dolore non rende felici, ma accipicchia se rende vincenti.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"