Un dipinto di Villa Ludovisi, di Vernet Claude Joseph (Wikimedia commons) 

Contro mastro ciliegia

Il Casino non è un casino. Contro le polemiche farlocche à la Montanari

Maurizio Crippa

La brava Anna Coliva smonta da vera artista le ricostruzioni fantasiose sulla vendita all'asta (forse) del celebre Casino dell'Aurora di Villa Ludovisi: è un bene privato che passerà a un privato. Già ora è visitabile (su richiesta) ma non è che ci fosse mai la coda

Comprarsi per 471 di euro (base d’asta) un’amena casetta in centro a Roma, senza poi nemmeno aver licenza di pittare i muri, ché c’è un Merisi che ingombra, e dover pure aprire l’uscio a qualsiasi connoisseur che ne abbia l’ubbia, può essere un investimento avventato. Ma che sia uno scandalo, un furto, uno stupro alla Cultura è una coglioneria. A suonar la grancassa dello scippo libberista, contro l’annunciata vendita del Casino dell’Aurora Boncompagni Ludovisi, indovinate un po’, il famoso storico populista dell’arte, per cui è una “notizia mostruosa” che “i ventimila uomini più ricchi del mondo (quanti criminali comuni, quanti ladri, quanti profittatori disumani tra di essi?)” possano comprarsi il Casino.

 

Bene, ieri sul Messaggero la bravissima Anna Coliva, già alla Galleria Borghese, ha messo le cose a posto: “Francamente non intravedo nessuno scandalo. È un passaggio di proprietà tra privati a condizioni immutate”. Ma non dovrebbe comprarlo lo stato? “Non credo che lo stato possa acquisire tutti i beni vincolati”. E “avrebbe potuto acquistarlo in passato, tutte le volte che è stato proposto dalla proprietà e a un prezzo molto minore”. E poi, “benché fosse visitabile su richiesta, non ricordo di aver mai visto file bramose di visitatori”.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"