Un Milite Ignoto per tutti

Maurizio Crippa

"Ci stringiamo attorno alle Forze Armate nel ricordo di tutti i caduti”, hanno detto le massime autorità dello stato. Eppure, c'è chi non vorrebbe estendere il ricordo proprio a "tutti". Magari non ai soldati della Seconda Guerra Mondiale? Che sia il solito tic, l'antifascismo ad escludendum?

Il 4 novembre, era la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Era anche il centesimo anniversario della traslazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria, solennissima e significativa data. Non che sia un addict della materia ma, avendo scritto che nel Milite Ignoto si rende omaggio a tutti i nostri caduti, ho scatenato un piccolo esercito di mosche da tastiera che ronzano di no.

    

   

Così, ieri, mi ha colpito il messaggio di Sergio Mattarella: il Soldato Ignoto “richiama alla coscienza nazionale l’immane sacrificio delle Forze Armate e del paese intero nei conflitti che hanno attraversato la storia europea del ’900”. Tutti. Nonché quello di Mario Draghi: “Una decisione presa per onorare le decine di migliaia di giovani soldati morti durante la Prima guerra mondiale… Oggi, ci stringiamo attorno alle Forze Armate nel ricordo di tutti i caduti”. Tutti. Infine il ministro Lorenzo Guerini: “Insieme al Milite Ignoto rendiamo doveroso omaggio a tutti i Caduti”.

  

È molto bello, molto vero, e anche molto semplice. E ho capito questo: molti di quelli che rifiutano di estendere a tutti i caduti l’omaggio al Milite Ignoto non lo fanno per gusto irredentista. Non vogliono che siano ricordati altri soldati, quelli della Seconda guerra. È il solito tic: l’antifascismo ad escludendum

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"