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Contro Mastro Ciliegia

Riapertura del pinguino

Maurizio Crippa

A Milano ieri tutto vuoto ai tavolini, faceva un freddo barbino. Saranno contenti i chiusisti. Ma un bar aveva un cartello: "Riapriremo quando il meteo ci avviserà che c'è il sole". Già, perché se prima si poteva sedersi anche dentro, adesso sarebbe più pericoloso? Per dare qualcosa da fare alla Meloni?

Va bene, era soltanto il primo giorno, tempo al tempo. Ma se a Milano non siamo ancora messi come a Corigliano Rossano, provincia di Cosenza, dove pare che un’assembrata pattuglia dei carabinieri sia entrata in un bar, per un caffè, e vi abbia scovato, assembrati e perciò subito multati, un gruppo di poliziotti (il dubbio su chi davvero garantisca il controllo del territorio in Calabria sorge naturale) è solo per via del tempo: il tempo meteorologico. Ieri a Milano faceva così freddo, ma proprio un vento autunnale e barbino, che solo a pochi esagitati è venuta voglia di mettersi ai tavolini da marciapiede o ai dehors. A prendersi un cocktail formato pinguino o una tisana bollente, altro che uno spritz da ritrovata  felicità sociale. Insomma un deserto, sotto un cielo di piombo da ispettore Callaghan: sarà stato contento il governo dei chiudidores. Epperò, come possa evolvere una situazione così, non si capisce proprio. E’ vero che quando il governatore friulano Max Fedriga dice che le riaperture aiutano a limitare il virus, probabilmente dice una fesseria. Però ieri sulla claire di un bar rimasto chiuso, c’era scritto: “Riapriremo soltanto quando il servizio meteorologico ci avviserà che c’è il sole. Grazie al governo dei migliori”. Che in effetti uno ci pensa e dice: ma se prima avevano riaperto bar e ristoranti anche al chiuso, perché adesso, che abbiamo anche i vaccini, è diventato più pericoloso? Per dare alla Meloni qualcosa di cui occuparsi?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"