Politici che vorrebbero farsi re e l'unico vero re, Cetto

Maurizio Crippa

Alla fine, ad aver preso sul serio Emanuele Filiberto di Savoia, è rimasto solo Renzi

L’unico ad aver preso sul serio Emanuele Filiberto di Savoia è stato Matteo Renzi. E un motivo di fondo, psico-attitudinale direbbero le pedagogiste della scuola primaria, se ci pensate bene ovviamente c’è. Stava presentando a Torino “Shock!”, la prima iniziativa di Italia viva (la seconda sarà dunque “Sbam!”, viene da credere) ma gli è partita il cambio automatico: “Dico a Emanuele Filiberto di Savoia che non abbiamo questa fretta che lui torni”. 

 

 

Del resto il Savoia s’era presentato così, a tradimento (Savoia e tradimento: absit iniuria verbis) con un video social: “Buonasera a tutti gli italiani, ho il dovere di annunciare ufficialmente il ritorno della famiglia reale”. Sticazzi. Un proclama che manco la discesa in campo del Cav. sortì un effetto tale: “In momenti di complessità un paese ha bisogno di una guida stabile. Che porti fiducia e che sia da esempio. La Famiglia Reale si pone l’obiettivo di tutelare gli italiani”. Come dargli torto? Un paese che negli ultimi vent’anni ha provato e poi fottuto qualsiasi leader e forma di leaderismo, e ora si ritrova con Zinga Giuseppi Giggi due Mattei intercambiabili, che altro può sognare se non un re, persino se nudo?

 

Ma il mercato è inflazionato. C’è il savoiardo original, c’è Renzi che Dio gliel’ha data, guai a chi la tocca, c’è il Cav. che si sente ancora Le Roi Soleil. Ma soprattutto c’è Cetto La Qualunque, che li ha capiti meglio di tutti e prima, gli italiani affamati di monarchia, ed è tornato al cinema nelle sembianze di Re Cetto La Qualunque. Perché basta sognare, e non svegliarsi con il nuovo partito di Calenda. Che di pretendenti ce n’è già troppi.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"