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Conte in ginocchio da Bruno Vespa

Maurizio Crippa

Laicisti come siamo diventati, l’esibizione dei simboli religiosi più popolari, e popolani, resta però uno dei riti di passaggio obbligati nella nostra vita pubblica e politica

Dice un proverbio delle mie parti: “Quònt se ne po pu, se tàcum al bòn Gesù”, e perdonate se la traslitterazione non è esatta, siamo brianzoli. Ma il premier Giuseppe Conte è cresciuto a San Giovanni Rotondo, mi capirà. Laicisti come siamo diventati, l’esibizione dei simboli religiosi più popolari, e popolani, resta però uno dei riti di passaggio obbligati nella nostra vita pubblica e politica. E in cima alla top ten, subito dopo san Francesco ma forse prima di Maria Vergine, c’è indubitabilmente lui: Padre Pio. Il burbero santo frate ci prenderebbe tutti a calci in culo, per la nostra debole devozione, ma amen: quando non se ne può più (ma di già?) e bisogna accreditarsi come uomo del popolo, non c’è rimedio migliore.

 

In confessionale con Bruno Vespa, anche Conte si è sottoposto al rito. Una gag un po’ troppo costruita per sembrare spontanea, ma amen un’altra volta. “Ma lei ce l’ha Padre Pio nell’animo, lo sento” (scrutatio cordis, tale quale al santo). “Tutta la mia famiglia è molto devota”. Cita Paolo VI, il premier che ha nel cuore Aldo Moro. Padre Pio “mi ha insegnato l’umiltà”. “Come tanti, anche lei ha un’immagine di Padre Pio nel portafoglio”, indaga san Bruno. “Sì, la porto”, risponde disarmato. “Ci pensa qualche volta?”. “Eh beh… io ho una mia personale esperienza religiosa quindi prego anche, sicuramente penso anche a Padre Pio”. “Possiamo vederla?”. “Andiamo proprio sul personale…” (qui la sceneggiatura non regge, ma amen). La estrae. “Ah ma proprio… Eh be’, è lui”. Diventare santo subito è un’altra cosa, ma il buon Conte è sulla via di Damasco.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"