Roberto Saviano (Foto LaPresse)

Uomini che gli piacerebbe farsi odiare. Il caso Saviano

Maurizio Crippa

Lo scrittore "a cui la camorra ha sparato a salve" deve aver sbagliato classifica: tra i più detestati il suo nome non compare, meglio cercare in quella dei più noiosi

Ognuno ha i suoi, ovviamente. E in un mondo in cui l’hatespeech minaccia di tracimare peggio di un torrente tombato a Livorno, sarebbe forse prudente sorvolare sull’argomento e dedicarsi anema e core alla ministra Fedeli con l’iPhone 8. Ma siccome è lui che ha iniziato, proviamo. Breve classifica provvisoria dell’uomo più odiato d’Italia: 1) Giggino Di Maio (a prescindere, o a mezzo clic della rete, come vi pare). 2) Fedez. 3) L’uomo che ha inventato il Var (classifica per juventini). 4) Andrea “monociglio” Agnelli (per tutti gli altri). 5) Tonino Di Pietro dopo che s’è pentito di Mani pulite (più di prima). 6) Il carabiniere che prima ti porta a casa e poi ti stupra. 7) Il giornalista collettivo che scrive che te la sei cercata. 8) Il prete che porta in piscina i negri (Ku Klux Klan only). 9) Il prete che dice che Regeni se l’è cercata (per tutti gli altri). 10) Max D’Alema (alla carriera). Poi c’è lui, alias “quello scrittore che è stato ucciso dalla camorra. Si vede che gli han sparato a salve, perché lo vedo tutte le sere in televisione” (il copyright è di Paolo Nori, ma si capisce che lui non lo odia). Insomma Roberto Saviano. Che va in Spagna a presentare il suo ultimo libro, fa un’intervista ad Abc, e dice: “Io attiro molto odio. Sono l’uomo più odiato d’Italia”. E si vede che non se n’è accorto nessuno, perché nelle classifiche non si trova. Forse bisogna cercarlo nella classifica “l’uomo più noioso d’Italia”.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"