Dagli all'hedge fund, dicono tutti. Invece la finanza si riprende, e serve

Marco Valerio Lo Prete
Ritornano "i fondi speculativi"? Nel 2014 i nuovi capitali affluiti negli hedge fund sono stati pari a 76 miliardi di dollari, meno dei 195 miliardi del 2007, ma comunque il dato più alto da allora; lo scorso anno, inoltre, il numero di hedge fund all'opera è arrivato a 8.377, quindi più dei 7.634 del 2007.

Lunedì è andata in onda la consueta puntata di "Oikonomia", la mia rubrica su Radio Radicale. Qui potete ascoltare l'audio, che dura cinque minuti, e qui di seguito il testo.

 

"L'aspetto più stupefacente della straordinaria manifestazione di crescita e innovazione che gli Stati Uniti e altre economie hanno raggiunto nei due secoli passati è che essa non ci sorprende più. Per la maggior parte della storia umana, l'aspettativa di vita è stata la metà di quella che è oggi, o anche meno. Non potevamo registrare discorsi, così nessuno sapeva quale fosse la voce di Shakespeare o come 'essere o non essere' veniva pronunciato. Le strade delle metropoli erano buie ogni notte. Nessuno viaggiava più veloce di quanto potesse fare un cavallo al galoppo. La battaglia di New Orleans ebbe luogo dopo il trattato di pace firmato in Europa perché il generale Andrew Jackson non lo era venuto a sapere. In Europa, le carestie erano attese almeno una volta ogni 10 anni e le strade sarebbero state coperte di corpi; nelle case americane, ogni inverno, l'inchiostro nei calamai rimaneva ghiacciato". E' questo l'incipit di un libro scritto dagli economisti William Baumol, Robert Litan e Carl Schramm, intitolato "Buon capitalismo, cattivo capitalismo e l'economia della crescita e della prosperità", pubblicato in America nel 2007.

 

Gli autori non potevano sapere che quello non sarebbe l'anno più indicato per celebrare in libreria i fasti della rivoluzione capitalistica, inclusi i suoi aspetti più innovativi che ovviamente hanno a che fare con la finanza. Qualche mese dopo, nel 2008, sempre in America falliva infatti la banca d'affari Lehman Brothers, e si ramificava così la crisi finanziaria globale. Le riflessioni di Baumol e dei suoi colleghi erano dunque state falsificate? Non esattamente. Nemmeno se ci si concentra sull'innovazione finanziaria che almeno in parte ha contribuito a far sì che "l'aspetto più stupefacente della straordinaria manifestazione di crescita e innovazione che gli Stati Uniti e altre economie hanno raggiunto nei due secoli passati è che essa non ci sorprende più".

 

Un indicatore della ripresa, a questo proposito, lo troviamo proprio nello spesso vituperato settore degli "hedge fund". In italiano si parla più spesso di "fondi speculativi". Un hedge fund è una impresa finanziaria caratterizzata dall'assenza di vincoli relativamente a obiettivi e strumenti di investimento, oltre che dalla elevata propensione al rischio. Prima di approfondire alcune caratteristiche degli hedge fund, ricordiamo che questi ultimi appartengono alla famiglia più grande dei cosiddetti "fondi comuni d'investimento", o investitori istituzionali, cioè organismi preordinati a investire le risorse raccolte presso il pubblico dei risparmiatori in strumenti finanziari, crediti, beni mobili e immobili. Tali fondi svolgono perciò quella che è la funzione fondamentale della finanza, da intendersi come "un'infrastruttura deputata al trasferimento di risorse, ossia di potere d'acquisto, tra unità economiche diverse (trasferimento nello spazio) e/o tra momenti temporali diversi (trasferimento nel tempo)" (da "Il sistema finanziario", di Bongini, Di Battista, Nieri e Patarnello, ed. Il Mulino). Tra tutti questi fondi, gli hedge fund sono contraddistinti da un limitato numero di partecipanti, da un elevato investimento minimo richiesto per entrare nel fondo, dalla maggiore libertà di movimento sui mercati, dalla libertà di scelta di strumenti finanziari – anche se l'investimento azionario è quello predominante – e dalla possibilità di assumere posizioni attraverso l'utilizzo della leva finanziaria.

 

Nel 2007, l'anno in cui usciva il libro di Baumol e colleghi sul capitalismo, addirittura 195 miliardi di dollari di nuovi capitali affluivano negli hedge fund. Dopo l'inizio della crisi, questo flusso non ha fatto altro che restringersi, complice certo l'incertezza dei mercati, ma anche la risonanza di imponenti episodi fraudolenti come quello che ha visto protagonista Bernard Madoff. Gli hedge fund censiti dalla società di ricerca di Chicago "Hedge fund Research" erano 7.634 nel 2007, scesero a 6.845 nel 2009. Nel 2014, tuttavia, si è tornata a registrare una certa vitalità nel settore. I nuovi capitali affluiti nei fondi cosiddetti speculativi sono stati pari a 76 miliardi di dollari, meno dei 195 miliardi del 2007, ma comunque il dato più alto da allora; lo scorso anno, inoltre, il numero di hedge fund all'opera è arrivato a 8.377, quindi più dei 7.634 del 2007. (leggi qui l'articolo con tutti i dati, dal New York Times)

 

[**Video_box_2**]La maggior parte degli analisti non crede però che tutto sia tornato esattamente come prima. Innanzitutto, in ragione di regolamentazioni più severe, costituire un hedge fund è diventato più costoso. Inoltre sono gli stessi risparmiatori-investitori a richiedere due diligence più approfondite prima di affidare le proprie risorse a un hedge fund. Senza contare che lo scorso anno l'aumento registrato dal Fund Weighted Composite Index, indice compilato sempre dalla società Hedge fund research e che segue la performance di circa 2.000 hedge fund, è stato pari al 3 per cento, a fronte di un aumento di oltre il 10 per cento dell'Indice Standard & Poor's 500, quello che segue le 500 aziende americane a maggiore capitalizzazione. Questo dipende dal fatto che i cosiddetti "speculatori" oggi sembrano più impegnati a racimolare risparmi da gestire che a intestarsi mosse di nuovo troppo acrobatiche.

Di più su questi argomenti: