Ripartono i mugugni tedeschi anti-Draghi

Giovanni Boggero

    Il primo banco di prova per la Banca centrale europea nel nuovo anno sarà condurre lo stress-test sulle principali banche europee, in conformità con le nuove competenze attribuitole in materia di vigilanza. L'establishment economico tedesco ha le idee chiare sulla base di quali criteri dovrebbe essere condotto. Uno tra questi sembra avere particolare rilevanza per i banchieri tedeschi, i quali paiono più che altro preoccupati di risolvere il problema del circolo vizioso esistente tra banche e Stati. A differenza di quanto fin qui sostenuto da Mario Draghi, i titoli di Stato nella pancia delle banche non andrebbero più considerati privi di rischio. Al contrario, il legislatore europeo dovrebbe imporre dei requisiti aggiuntivi di capitale per il possesso di titoli di Stato.

    In un editoriale pubblicato dal quotidiano finanziario Handelsblatt il 19 gennaio scorso, Martin Blessing, il Ceo di Commerzbank, secondo istituto di credito tedesco, ha ripreso le idee del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e ha indicato sintenticamente i passi per arrivare, all'inizio del 2019, ad impedire che le banche europee assumano posizioni di rischio per un importo superiore al 25 percento del patrimonio di vigilanza. Solo in questo modo «le banche potrebbero tornare a fare credito all'economia reale (…). Nel tempo si assisterebbe così ad un massiccio abbandono dei titoli di Stato tale per cui l'Eurozona in quanto tale verrebbe stabilizzata». Secondo Blessing, infatti, non è ammissibile che le banche italiane e spagnole detengano titoli di Stato in un rapporto pari rispettivamente a più del 70 e del 90 percento. L'accusa è che «la politica monetaria dei tassi bassi della BCE abbia creato nuovi incentivi per le banche dei Paesi in crisi a rifinanziarsi presso di essa a buon mercato e poi a comprare titoli dei rispettivi Stati», titoli che «sono considerati senza rischi e che quindi sono preferiti rispetto ad altri investimenti». A partire dal 2019, andrebbero quindi imposti dei limiti quantitativi al possesso dei bond analoghi a quelli che valgono per i cd. grandi fidi ai privati. Sin d'ora, tuttavia, sarebbe compito della BCE tenerne conto per gli stress-test.