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La giusta Inter secondo Mentana

Maurizio Crippa

“L’Inter rispetto ad altre squadre è una società abbandonata a se stessa. Il presidente vive a km di distanza, come il proprietario"

Quando il gioco si fa duro (e qui s’è passati in tre mesi dal fòlber a fare la squadra materasso), quando di cinese per il Popolo Bauscia è rimasta soltanto la tortura, meglio lasciar parlare chi può farsi sentire, e limitarsi ad assentire. Uno come Enrico Mentana, direttore di proverbiale rapidità d’esecuzione – ne avesse un briciolo Eder, eh – ma soprattutto nerazzurro ed esperto di Inter quanto di sondaggi elettorali. Già aveva tirato il suo bombone tempo fa su FcInter1908.it, sito indipendente e di fulgidi colori: ehi voi di Nanchino, ridateci l’Inter! era il succo. L’altro giorno, preso da disperazione post genoana, l’hanno acchiappato quelli di Sky. Non uno sfogo, un ragionamento: “L’Inter rispetto ad altre squadre è una società abbandonata a se stessa. Il presidente vive a km di distanza, come il proprietario. C’è il figlio del proprietario a Milano, un bravissimo ragazzo di venti anni che gira con una macchina che costa quanto mezza difesa del Benevento, ma non dà l’idea di capire cosa succede in campo. L’allenatore e la squadra vengono così lasciati liberi di sbagliare e non c’è un progetto”. Eh sì, Marlboroman Sabatini imprigionato in Cina mette più malinconia di Borja Valero imprigionato nei suoi stessi piedi a centrocampo. “Se l’Inter è solo una branca del gruppo non si ha a cuore più di tanto il club e per questo serve che venga ripristinata una certa italianità”. Soprattutto: “L’Inter vede 50 mila spettatori in media a San Siro ogni settimana. Una specie di azionariato popolare si può anche concepire per una grande squadra… Tanti i tifosi che sarebbero disposti a fare l’azionariato, ho sentito che la gente è pronta, non mi faccio portavoce di nessuno però anche io sarei disposto a fare la mia parte”. Finché c’è nerazzurro, c’è speranza.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"