Foto ANSA
Garbo e Garbatella
Difficile dire di no a Cucinelli. Anche per la premier
È incredibile che Schlein non si sia resa conto quanto sarebbe stato importante portare dalla sua parte questo figlio di contadini che diventa imprenditore miliardario, filosofeggia di capitalismo etico e tuona contro i salari troppo bassi e l’avidità delle multinazionali. Nel frattempo, Meloni presenzia alla première del suo film
Non è stato chiaro per quale motivo Giorgia Meloni avesse tenuto così tanto a presenziare per due minuti netti, il tempo di una foto in tailleur pantalone di velluto di seta color panna, alla première del film autobiografico prodotto da Brunello Cucinelli e Rai Cinema e presentato al nuovo Teatro 22 di Cinecittà, il più grande d’Europa, fino a quando, in un incontro riservato di poche ore fa, “il visionario garbato” ha rivelato la loro consuetudine. “Capita che mi telefoni anche solo per commentare un fatto, un episodio. Mi chiede come mi sia parso, se a mio giudizio abbia risposto adeguatamente in tale o talaltra occasione, come si farebbe con una persona molto più adulta quale io sono. Ogni tanto osservo che avrebbe potuto fare uno sforzo per essere più garbata, mi risponde che non sempre è facile”.
Come sia nata, questa consuetudine fra il garbo e Garbatella, è facile immaginarlo se si pensa all’attenzione che, negli ultimi anni e partendo da Mario Draghi, che lo volle come relatore al G20 di Roma nel 2021 e che compare nel film, accanto al presidente e ceo della Formula 1 Stefano Domenicali e al cardinale Gualtiero Bassetti, molti politici italiani abbiano guardato all’imprenditore umbro come a uno dei simboli di quel made in Italy impastato di successi internazionali e di attaccamento al territorio di origine che non crea divisioni e risentimenti. Qualcuno dice che sia stato un peccato, lasciare alla destra la figura di Cucinelli, la sua estetica e la sua storia ora meravigliosamente raccontata da Giuseppe Tornatore in tre anni di lavoro e non era facile, perché anche di recente abbiamo assistito a certi ego-trip da imbarazzo mentre in questo caso il film è godibilissimo e gli attori ottimi incluso lo stesso, istrionico, imprenditore (sarà nelle sale dal 9 all’11 dicembre, solo il vecchio Super8 in cui si fa issare sulla croce e invoca “Elì, Elì, lemà sabactàni?" nella rappresentazione del venerdì santo vale il prezzo del biglietto). E’ incredibile che Elly Schlein non si sia resa conto quanto sarebbe stato importante portare dalla sua parte questo figlio di contadini che diventa imprenditore miliardario, filosofeggia di capitalismo etico e tuona contro i salari troppo bassi e l’avidità delle multinazionali che “potrebbero pur rinunciare a un punto percentuale di margine per far stare meglio i loro dipendenti”.
Cucinelli giura che non gli accadrà mai di scendere in politica. “Però”, gigioneggia, “non mi sarebbe dispiaciuto fare il Papa”. L’impianto narrativo del film ruota attorno all’incredibile abilità di Cucinelli con le carte, la scopa soprattutto: vent’anni di frequentazione dei bar, prima al paese e poi alla periferia di Perugia (“fino ai venticinque anni non ha fatto niente”, sorride la moglie Federica nel film), gli hanno insegnato non solo il calcolo delle probabilità, ma anche la psicologia degli avversari. Tornatore e Nicola Piovani, che firma la colonna sonora, hanno scoperto, come tutti, che dirgli di no è impossibile.
Il mercato si restringe