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Alla festa del Cinema

Arrangiarsi a Roma, in un festival che per ora rispetta il copione

Mariarosa Mancuso

"Hamnet" di Chloé Zhao vuole essere uno Shakespeare tutto al femminile, e si appoggia al romanzo di Maggie O'Farrell "Nel nome del figlio". Ma i posti per la proiezione non sono più prenotabili. E così abbiamo visto "Dreams" del messicano Michel Franco

La Festa romana del cinema procede secondo copione. I film di gran richiamo come “Hamnet” di Chloé Zhao – vincitrice del Leone d’oro al festival di Venezia 2021 con “Nomadland”, che le regalerà due Oscar – risultano non prenotabili da quando c’è il via libera, due giorni prima della proiezione. Parliamo di un regalo: quel film non era proprio eccezionale, ma c’erano i poveri che vivono nelle roulotte, e il covid aveva lasciato tutti un po’ acciaccati e sentimentali.

“Hamnet” promette meglio, anche perché la regista si appoggia a un romanzo di Maggie O’Farrell, scrittrice irlandese che si esercita su William Shakespeare. Siamo a Stanford-upon-Avon, fine del XVI secolo. Il giovane Will si innamora di Agnes, strana ragazza che vive accanto al bosco e passa il tempo con un falco addomesticato. Fanno una figlia di nome Susan, ma William vuole andare a Londra. Quando torna, la moglie ha partorito i gemelli Judith e Hamnet. L’intenzione è fare uno Shakespeare tutto al femminile, con un po’ di stregoneria. Con Shakespeare è raro sbagliare, i travestimento già c’erano, e speriamo che l’ideologia femminista non rovini un romanzo pubblicato in Italia con il titolo “Nel nome del figlio”. Nel cast, Jessie Buckley e Paul Mescal. 

Siccome bisogna prendere quel che si trova (festival ne abbiamo frequentati parecchi, nessuno afflitto dal traffico di Roma e la navetta che non passa mai: sono in difficoltà anche gli indigeni) abbiamo visto “Dreams” del regista messicano Michel Franco. Ricordiamo i suoi titoli migliori. “Chronic” con Tim Roth nella parte di un infermiere che allietava i pazienti anziani con qualche film porno, scandalizzando il parentado. E “Nuevo orden”, Leone d’argento a Venezia nel 2020: una festa di nozze a Città del Messico viene interrotta da un commando di rivoltosi, nel disordine il governo instaura una dittatura militare.

E’ sempre originale nelle sue idee, anche se non sempre le sceneggiature, scritte dal regista medesimo, sono all’altezza. “Dreams”  racconta Jessica Chastain, ricca signora americana impegnata nella beneficenza nonché erede di un impero, e il ballerino messicano Fernando. A San Francisco diventano amanti, poi lui viene espulso, lei lo raggiunge di là dal confine per qualche torrida scena di sesso. Rientra negli Stati Uniti da clandestino, arriva al San Francisco Ballet, poi la relazione diventa di dominio pubblico e viene espulso di nuovo. Non tutto funziona secondo logica e sentimento: Michel Franco più che il realismo insegue l’allegoria: non sono due amanti, bensì due nazioni confinanti.

Il festival si è aperto sulle spiagge sarde, corredate di pastore cocciuto, nel film di Riccardo Milani. Prosegue con Paolo Virzì nella campagna toscana, più rustica di quella solitamente vista al cinema, corredata di adeguati tramonti. Resta la luce color miele, e una bella ragazza bionda incinta. Assieme al suo gruppo, tutti laureati in agraria e dintorni, vuole salvare le vecchie viti. Valerio Mastandrea, ex avvocato più scontroso che mai, ha un grande dolore alle spalle e si è isolato dal mondo. Prima tenta di cacciare gli intrusi e poi rinasce pure lui.
 

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