Jim Jarmusch (Ansa) 

Lido raimondo

A Venezia party alcolici ma food free, e c'è stato chi voleva portarsi lo spritz in sala

Saverio Raimondo

Alla Mostra del cinema si mangia poco e i film favoriti poi alla fine vincono l’Argento, come l’anno scorso così quest’anno. Infatti niente da fare per "The Voice of Hind Rajab”, il Leone d’Oro se l’è portato a casa Jim Jarmusch

In più di quindici anni che faccio regolarmente televisione, prendendo parte a vari programmi su varie emittenti nazionali, non c’è dubbio che a oggi la mia apparizione tv più vista sia stata sabato sera, quando a un certo punto la regia della diretta su Rai3 della cerimonia di premiazione della 82esima Mostra di Arte Cinematografica della Biennale di Venezia stacca sul pubblico della Sala Grande e becca me, fila 1 posto 3.

Non ho mai ricevuto così tanti messaggi sul telefono per quei pochi secondi di televisione dove per altro non ho detto né fatto niente, stavo solo seduto: “Ti ho visto su Rai3, sei a Venezia in prima fila!”, “Ma ti premiano?”, “Ma fai qualcosa?”, “Congratulazioni!”. In effetti sembra una gag, anzi involontariamente lo è, anche perché la regia stacca su di me mentre sul palco l’attrice cinese vincitrice della Coppa Volpi come miglior interprete femminile sfora sul tempo concesso per i ringraziamenti in modo clamoroso, e incurante della musica che la Biennale manda per dirle che il tempo a sua disposizione è finito lei va avanti imperterrita a ringraziare tutti ma proprio tutti (del resto siamo in sette miliardi sul pianeta, molti dei quali cinesi) e l’interprete dal cinese all’italiano dietro a lei, che riporta tutto quello che dice fedelmente, parola per parola, non sintetizza mica, sforando così sul già tragico sforo, e la Biennale sotto che continua a mandare la musica; e in questa impasse esilarante, chi ti appare in tv? Io.

 

Ma scopro di aver involontariamente preso parte a questo grande momento di tv dell’imbarazzo solo a premiazione finita, quando riaccendo il telefono: si perché prima della diretta una voce in sala ci ha detto di “spegnere i telefoni per evitare interferenze con gli apparati di ripresa” (sic.). Ormai i telefoni non te li fanno più spegnere manco sugli aerei, ma in Sala Grande al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia sì; suggerisco ad Apple al prossimo aggiornamento di sostituire l’iconcina della “modalità aereo” con un Leone d’Oro. Comunque sono l’unico a spegnere il mio smartphone, forse ha ragione chi dice che ho la sindrome del bravo ragazzo, gli altri stanno tutti a compulsare sui telefoni tutto il tempo, alcuni li vedo persino durante la premiazione che vanno su Amazon a fare acquisti – forse vogliono comprarsi un premio anche loro, in effetti quando li vedi sul palco in mano ai vincitori sono belli e luccicanti, su una mensola o come centro tavola farebbero un figurone. (Tranne i premi per gli attori: sono tutti enormi e ingombranti, forse per pareggiare con le dimensioni dell’ego dei vincitori; se un simile catafalco ti arriva in casa voglio proprio vedere dove lo metti, giusto in cantina).

Comunque siamo tutti qui per questo: assistere alla premiazione della Mostra del Cinema. Qui al Lido è un’esperienza che ancora mi mancava, e mi trovo ad assistervi dalla prima fila, un vero privilegio: se un premiato inciampa, il suo Leone potrebbe finirmi dritto sugli incisivi e posso fare causa alla Biennale. Non sono il solo a correre questo rischio, c’è altra gente in prima fila oltre a me; fra questi una donna con un abito color lavanda sbracciato e a schiena scoperta che si tiene su grazie a un allaccio plissettato attorno al collo, con il risultato che quando si siede l’abito la strozza e lei rischia di soffocare per tutte le due ore di premiazione. 

 

Fra i premi c’è anche quello intitolato a Luigi De Laurentiis, che consiste in 100 mila dollari; a consegnarli sul palco quest’anno c’è Maria Venier, che porge alla vincitrice una busta con dentro i soldi: l’effetto è un po’ zia a Natale, ci mancava solo che Venier gli dicesse “così ti ci compri quello che vuoi”. Poi entra Nino D’Angelo e canta una canzone: a casa a quell’ora su Rai3 c’è il pubblico di “Un posto al sole”. 

 

Nei giorni scorsi il toto-Leone è stato fra i più oscuri nella storia del Lido: i film in concorso erano tutti ottimi ma nessun capolavoro (finalmente: basta con i capolavori!); e i bookmakers non sapevano su chi puntare. Così tutti hanno tirato un sospiro di sollievo quando è arrivato alla Mostra “The Voice of Hind Rajab”: ecco il sicuro vincitore del Leone d’Oro, che infatti puntualmente non lo ha vinto. (Anche l’anno scorso il vincitore annunciato era “The Brutalist”, ma poi ha vinto Almodovar). Qui a Venezia i film favoriti poi alla fine vincono l’Argento, come l’anno scorso così quest’anno; il Leone d’Oro se l’è portato a casa Jim Jarmusch, che appena entra in Sala Grande e lo vedo per la prima volta di persona mi accorgo essere identico a Claudio Baglioni. I due sono mai stati visti insieme nella stessa stanza?

 

Quando sale a ritirare il premio temo canti “Piccolo grande amore”, e invece dice “Oh shit” e cita Terence Hill. Il regista americano è sicuramente l’uomo meglio vestito in sala (dopo di me con il mio completo color noce e la mia camicia bianca a righe verde salvia, ovviamente); gli altri sono raccapriccianti, forse non hanno indossato i completi buoni in segno di lutto per la morte di Giorgio Armani, al quale infatti la Sala Grande tributa un lungo applauso in omaggio. Tutti i maschi premiati, quando si alzano per andare a ritirare il premio fanno per chiudersi la giacca e niente, non gli si chiude a nessuno (sarà colpa del baccalà mantecato che qui imperversa?); l’unico che si abbottona senza sforzo la giacca dello smoking è Toni Servillo, Coppa Volpi alla migliore interpretazione maschile ma anche alla linea, alla faccia di chi dice che la pastasciutta fa ingrassare. (Vero è che nel film il personaggio di Anna Ferzetti obbliga Servillo a pasteggiare solo con sogliole bollite e quinoa, forse è quello, Sorrentino bravo regista ma anche nutrizionista, fosse un suo film sarebbe “Le conseguenze della dieta”).

Un giurato invece aveva degli stivali bicolori improbabili, che staccano malissimo con il completo grigio, forse all’aeroporto gli hanno smarrito il trolley con le scarpe, aveva ai piedi quegli stivali quando è arrivato al Lido giorni fa e poi è sempre stato chiuso a vedere film, quindi non ha avuto il tempo di andarsi a comprare un paio di mocassini. Del resto le scarpe sono un grande tema, qui in Sala Grande: ho avuto la fortuna di intercettare una maschera che è stata in servizio qui per tutta la durata della Mostra, che mi ha raccontato che sono molte le signore che nelle proiezioni serali, quelle con il cast del film, insomma quelle “di gala” dove poi cronometrano gli applausi, le signore dicevo arrivano tutte ingioiellate con l’abito lungo per poi, una volta in galleria (dove pensano di non essere viste) levarsi i tacchi e restare scalze; e non si rimettono le scarpe nemmeno per andare in bagno, vanno a fare pipì a piedi nudi ma con lo strascico. Ma non è certo la cosa più strana a cui le maschere hanno assistito in questi giorni in Sala Grande: il premio speciale va a quel signore che qualche sera fa voleva entrare in sala con lo spritz; di fronte al divieto, ha chiesto alle maschere se glielo potevano tenere finché non usciva.

 

Comunque, al termine della serata di premiazione si è tenuto un buffet per la stampa selezionata; talmente selezionata che selezionano anche me. Arrivo al privé del Casinò che sono il primo, e pare brutto iniziare a mangiare anche se sarebbe bello visto che ho tutto il cibo a disposizione, ma farei la figura dell’affamato quale in effetti sono dopo dieci giorni di party alcolici ma food free (deve essere la nuova frontiera: dopo gli intolleranti al glutine o al lattosio, gli allergici al cibo); così finisco per non magiare niente e essere io divorato dall’imbarazzo. Poi finalmente arriva qualcun altro che rompe il ghiaccio – anzi, che taglia la parmigiana – e finalmente mi nutro, e non solo di grande cinema. A me il film che ha vinto il Leone d’Oro è piaciuto, ma anche questa focaccia prosciutto e melanzane non è niente male.


 

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