
(Ansa)
Lido Raimondo
I veneziani spiaggiati sono stufi di noi, ma alcuni si infiltrano alle proiezioni
Qui non è come a Sanremo durante il festival, dove il ligure ti vuole solo spennare; qui al Lido ti vogliono proprio ammazzare, dopo averti spennato. Però mi dicono che se fingi accento veneto in modo convincente c'è lo sconto
Con la Mostra del Cinema di Venezia che veleggia verso la sua conclusione, si va chiudendo l’estate 2025 anche per noi “tiratardi” qui al Lido, che con i film e le feste abbiamo provato a prolungare le vacanze ben oltre il 1 settembre. Qui del resto l’estate non solo è più lunga, ma anche diversa dal resto d’Italia, in controtendenza: nell’anno della crisi dei balneari, al Lido di Venezia gli stabilimenti dichiarano di aver registrato un incremento rispetto all’anno scorso (“+60 per cento di fatturato a giugno, ad agosto il tutto esaurito quasi ovunque” ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente del Consorzio degli stabilimenti balneari); e ci tengono anche a sottolineare che, al netto di un adeguamento del 2 per cento per l’inflazione, non ci sono stati rincari e i prezzi sono rimasti invariati rispetto al 2024 – qui per ombrellone e lettino in prima fila puoi arrivare a spendere anche 450 euro al giorno: non credo sia un target commerciale che teme i rincari o l’inflazione. Però ci sono anche posti dove spendi fra i trenta e i cinquanta euro: non dico sia un prezzo proletario, ma non mi pare che altrove si spenda molto meno.
Ma chi sono i bagnanti del Lido? Molti sono residenti, gente che in città mi dicono essere “talmente di destra che trovano persino Venezia troppo caotica”; potete dunque immaginare quanto amino noi che sbarchiamo per la Mostra “a fare casino”. Qui non è come a Sanremo durante il festival, dove il ligure ti vuole solo spennare; qui al Lido ti vogliono proprio ammazzare – dopo averti spennato: ciò che fino a due settimane fa costava tre euro, in questi giorni ne costa otto; però mi dicono che, se ti levi il badge della Mostra dal collo e fingi accento veneto in modo convincente, c’è lo sconto. Il residente del Lido ci vuole tutti morti, giornalisti come star di Hollywood, non fa distinzioni, metterebbe sotto con la macchina anche Julia Roberts – non scherzo: qui al Lido nessuno si ferma sulle strisce pedonali, pare di stare a Roma. Ma al netto di questa tensione latente la convivenza è pacifica, anche perché tradizione vuole che i due mondi non s’incontrino mai: i residenti restano in spiaggia, mentre noi forestieri in Palabiennale o al Casinò senza mai mettere i piedi nella sabbia. Io infrango la regola, e mi infiltro: via il badge, costume a righe, camicia di lino, e mi faccio tutto il bagnasciuga a piedi passando da uno stabilimento all’altro.
I bagnanti qui sono anziani con nipoti al seguito, in un’atmosfera dolcemente decadente (come solo la famiglia sa essere); e mentre alle loro spalle le giornate sono frenetiche fra red carpet e conferenze stampa, qui le ore scorrono lente fra parole crociate e libri – si legge molto sulle spiagge del Lido: la distanza fra gli ombrelloni è tale che anche se a quello vicino un bambino schiamazza tu sei comunque in una bolla di silenzio come in biblioteca. E qui scopro di non essere l’unico infiltrato: alcune signore – pardon: “vecie” – nei giorni scorsi si sono tolte il costume, si sono vestite e sono venute in sala a vedere alcuni film della Mostra in mezzo a noi, per poi venirli a recensire alle amiche qui sulla “diga” – come chiamano la lingua di terra che dalla spiaggia entra nel mare. Dalle conversazioni che intercetto, alle vecie del Lido è piaciuto “After the Hunt”, il film di Luca Guadagnino: “S’è beo” dicono, che qui vale quanto quattro stelle sul Mereghetti. E visto che il bagnante recensisce i film, lasciatemi allora recensire gli stabilimenti: con capanne attrezzate e bar ben forniti (alcuni dei quali sono degli hotel adiacenti), ad averceli glieli darei anche io quattrocentocinquanta euro.