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Lido Raimondo

A Venezia si aprono le danze con un grande assente

Saverio Raimondo

Il sole luccica e il tappeto rosso è disteso. Nessuna malinconia. In apertura la proiezione di "La Grazia" di Sorrentino, con Emanuela Fanelli come madrina. Pesa l'assenza di Rexal Ford, alias Francis Kaufmann, autore del film mai girato "Stelle della notte", accusato e ora detenuto per gli omicidi di Villa Pamphili 

"Com’è triste Venezia, soltanto un anno dopo” cantava Charles Aznavour nel 1965. Ma sono passati sessant’anni, è il 2025, e rispetto all’anno scorso Venezia non è affatto triste, anzi. Ho lasciato il Lido a settembre scorso che stavano arrotolando via il red carpet spugnoso di pioggia e l’aria sapeva già di autunno, immagine – questa sì – malinconica; mentre ieri, al mio ritorno come corrispondente per questo giornale alla Mostra del Cinema di Venezia, il sole luccicava sulla laguna e il tappeto rosso fiammante veniva steso con perizia – lo stesso dell’anno scorso fresco di lavanderia, o uno nuovo caldo di tappezzeria? Chissà, chiederò in questi giorni agli amici della Biennale. Sì, amici: perché qui il clima è amichevole e allegro, altro che Aznavour. Nei giorni scorsi su Whatsapp era tutto un “Ci sei anche quest’anno a Venezia? Che bello!” fra noi reduci dell’anno scorso; e infatti eccoci tutti qui, sul retro del Palazzo del Casinò, in fila per ritirare il nostro accredito. Siamo proprio tutti quelli dell’anno scorso, in un anno non è morto nessuno – destino non banale di questi tempi per i giornalisti, ma del resto qui siamo a Venezia, mica a Gaza.

Tutto pronto dunque per la cerimonia d’apertura di questa sera, madrina Emanuela Fanelli, film d’apertura “La Grazia” di Paolo Sorrentino. Per l’occasione l’assessore Michele Zuin ha anche fatto cacciare i senza tetto dal Lido, lo ha anche rivendicato su un gruppo Facebook dove però i residenti lamentano sia solo un intervento fatto per la Mostra, ma Zuin assicura che il decoro continuerà anche dopo – l’importante è che non lo faccia durante: quelli che dormono in giro per le strade del Lido nei giorni della Mostra non sono balordi ma cinefili, svenuti fra una proiezione all’alba e un film sudestasiatico di quattro ore e un quarto.

Ma gli occhi sono tutti puntati sul red carpet di cui sopra: l’anno scorso il suo attraversamento fu l’ultimo atto pubblico da ministro della cultura per Gennaro Sangiuliano, prima che l’affaire Boccia lo travolgesse fino alle dimissioni – arrivate a fine Mostra, come i premi. E quest’anno l’attuale ministro, il supercazzolaro Alessandro Giuli, ci sarà? O deve andare alla commemorazione di qualche guerra punica, come fece ad agosto per l’anniversario della strage di Bologna? Tocca controllare il calendario – ma non il nostro, bensì quello lunare o tuttalpiù quello giuliano. O forse il ministro è trattenuto a Roma, per allineare CasaPound ai criteri di legalità?

Di certo, si segnala già un grande assente dal tappeto rosso di Venezia 2025: il regista che più ha fatto tremare il cinema italiano contemporaneo e il suo sistema di finanziamento, e il cui film è forse il titolo nazionale più popolare di quest’anno benché sia ancora inedito. Sto parlando ovviamente di Rexal Ford, alias Francis Charles Kaufmann, accusato e attualmente detenuto per il duplice omicidio di Villa Pamphili a Roma, nonché autore di “Stelle della notte”, film per il quale Ford/Kaufmann o chi per lui ha preso più di 800 mila euro di fondi pubblici. Il film non è in programma alla Mostra, nemmeno in qualche sezione collaterale; e il fatto che non sia mai stato girato è un problema del tutto pretestuoso, anche il film di Franco Maresco (in concorso) è un film su un film che non è più stato realizzato. In compenso, per gli appassionati del crime, alla Mostra ci sarà il Mostro (di Firenze): si vedranno in anteprima i primi episodi della serie di Sollima per Netflix sul celebre serial killer italiano. Insomma, che si aprano le danze! Io son qui, a bordo red carpet con un bicchiere in mano, che osservo e vi racconto.