Nuovo cinema Mancuso

Perché vedere "Povere creature"

La recensione del film di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef, Margaret Qualley

Mariarosa Mancuso

Il film del momento e l’attrice del momento. Entrambi candidati agli Oscar, più altre 9 candidature che piazzano “Povere creature!” – con Emma Stone che inventa una donna-bambina, all’inizio del film impara a camminare e a parlare a mangiare senza sputare e a stare seduta composta – subito dopo “Oppenheimer. È un film pazzo che comincia in bianco e nero, poi svolta verso il colore, tratto da un romanzo altrettanto bizzarro di Alasdair Gray. In una Londra vittoriana con i dirigibili, in viaggio su un transatlantico, tra città che come la creatura – Bella Baxter, Baxter è il nome dello scienziato che l’ha congegnata – sono un po’ vere e un po’ “ricomposte” dallo scenografo. Tappa finale a Parigi, dove l’educazione della fanciulla si perfeziona in un bordello.
 

A Willem Dafoe tutto ricucito – poi sapremo che era stato la cavia per gli esperimenti paterni – tocca la parte di Frankenstein. A Mark Ruffalo quella del Primo Corteggiatore, da cui Bella si fa trascinare – nessuno le ha insegnato a non ascoltare le parole dolci del primo che capita. L’incontro con la cultura inglese (qui alla seconda tappa dopo “La favorita”, ora su Netflix) fa benissimo al greco Yorgos Lanthimos, che ci aveva afflitto con film-rebus, per solutori più che esperti, come “Il sacrificio del cervo sacro”. Leone d’oro a Venezia, e speriamo che agli Oscar la ribelle Emma Stone avrà la meglio su Lily Gladstone, che si fa serenamente avvelenare dal petroliere DiCaprio. 

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