Iperborea pubblica il testo del grande regista danese: la sua divinità è provocatoria e quasi magica nel distribuire miracoli, ma non è contemplata resurrezione. Un libro imperdibile per gli amanti del cinema e non solo
Già nel corso degli anni Trenta, il grande regista danese Carl Theodor Dreyer concepisce l’idea di un film sulla figura di Gesù. Il progetto si rafforza nel corso dell’occupazione nazista della Danimarca, con la suggestiva equiparazione fra gli antichi dominatori romani e i malvagi invasori del presente. Dreyer scrive una minuziosa sceneggiatura – poi più volte rimaneggiata – e dopo la guerra firma un contratto con il produttore americano Blevins Davis, un personaggio inaffidabile. Il regista è succube dell’impresario, la sceneggiatura resta sulla carta. Dopo sedici anni di continui rinvii, finalmente nel 1967 Dreyer si svincola e accetta l’offerta della Rai di produrre il film per la televisione italiana. Di nuovo egli lavora al testo, ma l’anno dopo muore senza essere riuscito a realizzare il suo progetto più ambizioso.
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