Dire l'Ineffabile. Il linguaggio dei mistici

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Luigi Borriello, Ancora, 164 pp., 17 euro

Ecco che cosa ho inteso dirvi, figlie mie: l’anima che facilmente si ferma a parlare o ad agitarsi è molto poco attenta a Dio. Quando, invece, è intenta ad ascoltarlo, allora si sente intimamente spinta a tacere e a evitare qualsiasi conversazione… La cosa più necessaria per noi è di mettere a tacere dinanzi a questo grande Dio il nostro spirito e la nostra lingua, perché l’unico linguaggio che egli ascolta è quello dell’amore silenzioso”. Così scriveva nel 1587 a un convento di monache carmelitane lo spagnolo Giovanni della Croce, santo, dottore della Chiesa e mistico fra i maggiori di ogni tempo. Nelle sue parole si sente riecheggiare l’affascinante questione del valore del silenzio nel contesto della vita di fede. Tale questione è stata portata in primo piano proprio dai mistici, da coloro, cioè, che hanno incontrato l’Assoluto laddove le parole non servono più e che poi hanno tentato di raccontare questa straordinaria esperienza. Ma come dire l’ineffabile? Con quale linguaggio comunicare l’indicibile? Un’interessante risposta a questi interrogativi la dà il carmelitano scalzo Luigi Borriello che, nel Prologo del libro, chiarisce subito quali siano le sue intenzioni, affermando di voler “parlare, prima di tutto, del linguaggio del silenzio”. Siamo entrati nel regno dell’ossimoro? E’ molto probabile. Non possiamo tuttavia dimenticare che senza silenzio non c’è ascolto e senza ascolto non c’è dialogo. Dunque, come sostiene l’autore, silenzio e parola si fondono e si fondano reciprocamente. I termini “mistica” e “mistero” derivano dal verbo greco myêin, che indica l’azione di chiudere gli occhi e la bocca: i mistici parlano tacendo e tacciono parlando, e l’ossimoro diventa spesso l’unico strumento di cui dispongono per esprimere l’estasi da loro sperimentata. Essi sono “costretti” a vivere un dramma espressivo e dottrinale, dal quale spesso escono facendo ricorso al linguaggio dell’amore, quello che più di ogni altro avvicina l’uomo al divino, conducendolo nelle profondità dell’inenarrabile e verso le vette dell’incomunicabile. Ha scritto Blaise Pascal: “In amore il silenzio vale più delle parole. Lo stupore è un fatto positivo, esiste un’eloquenza del silenzio più espressiva di ogni discorso”. Conclude Borriello: “I mistici con il loro linguaggio impreciso e contraddittorio, trasgressivo e indefinito, sono veri e propri canali attraverso cui passano fasci luminosi di conoscenza dell’assoluto di Dio nell’oscurità dell’intelletto umano”. 

  

Dire l’Ineffabile. Il linguaggio dei mistici
Luigi Borriello
Ancora, 164 pp., 17 euro

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