“Jumbo” è il film più strano dell'anno

Mariarosa Mancuso

È ispirato alla vera storia di Erika Eiffel, che ha sposato la torre di Parigi. Zoé Wittock, sceneggiatrice oltre che regista, al posto della Tour Eiffel ha messo la giostra di un luna park

Sta per arrivare il film più strano dell’anno. Era al festival di Glasgow a febbraio. Il mensile Empire con fiducia e speranza lo promette a primavera nei cinema (sono inglesi, i loro vaccini dipendono da Boris Johnson, possono permettersi queste sparate). Strano, ma quanto strano? 
   

Considerate che all’ultimo Festival di Cannes pervenuto abbiamo visto – con sommo divertimento – “Mandibules” di Quentin Dupieux (noto anche come Mr. Oizo, musicista-regista che aveva debuttato con “Rubber”, storia di uno pneumatico assassino). Protagonista, tra gli altri: una mosca gigante trovata nel bagagliaio di un’automobile. Si arriva in fondo con diletto, ridendo soltanto nei punti previsti dal regista, e ci si affeziona perfino alla mosca. E considerate che tra i nostri ricordi più assurdi c’è “Swiss Army Man”, diretto dai registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Per gli audaci, si vede su Amazon Prime, corredato dal titolo italiano “Un amico multiuso”. Un naufrago sull’isola deserta tenta di cavarsela con il solo aiuto di un cadavere (sono Paul Dano e Daniel Radcliff, mica gli amici scoppiati e nullafacenti dei registi). 
        

“Jumbo” – la stranezza in arrivo – è ispirato alla vera storia di Erika Eiffel. Si chiamava Erika LaBrie, prima di sposare la Tour Eiffel. Sì, l’obelisco di ferro che svetta nel cielo di Parigi. Che fosse di forma fallica si era notato, mai però avevamo pensato che suscitasse pensieri matrimoniali. La regista belga Zoé Wittock aveva letto la storia su un giornalaccio – così dichiara. E anche per lei, amore a prima vista. Rintracciò al telefono Madame Eiffel, e scoprì che non era la pazza che si aspettava. In fondo, era solo una storia d’amore.
   

Naturalmente nel moderno Krafft-Ebing chiamato internet la pratica viene subito registrata come “object sexuality”. Zoé Wittock, sceneggiatrice oltre che regista, al posto della Tour Eiffel ha messo la giostra di un luna park. Una storia d’amore come le altre, spiega: il classico “ragazzo incontra ragazza”. Ma il ragazzo ruota, si solleva, si inclina pericolosamente, di lavoro fa divertire i turisti, brilla di lampadine colorate. I fortunati che hanno visto il film dicono che c’è anche una scena di sesso. 
   

Scritturata l’attrice Noémie Merlant (era in un film di Céline Sciamma lento lento, “Ritratto della giovane in fiamme”, ha accettato per un po’ di brio e vivacità), difficile è stato trovare l’oggetto d’amore – fatelo voi il maschile di “giostra”. Alla fine è saltato fuori: qualcosa con una sua forte personalità, che potesse somigliare alla manona di King Kong (erano in sei a muoverlo, c’erano 3.700 lampadine). Erika Eiffel era presente all’anteprima europea di Berlino, la regista dice di averla fissata tutto il tempo per scrutarne le reazioni. Molti applausi, e un po’ di stupore: come ha fatto ad azzeccare cose che davvero erano successe? 
 

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