Foto Ansa

TRA SCHIAFFI ED ERESIE, UN RIPASSO DI STORIA

Da Nicea al Vaticano II, il problema non mai il Concilio quanto il post Concilio

Tommaso Ricci

La storia dei Concili mostra che la verità della fede si afferma solo dopo dure battaglie, tra crisi, ribaltamenti e interminabili postconcili che ancora oggi chiedono di essere compiuti

È un po’ una regola collaudata nella storia della Chiesa: un Concilio costituisce sempre un passo avanti nella autocoscienza del popolo di Dio, ma per consolidarsi deve sopravvivere al suo postconcilio. Fin dall’inizio, con Nicea, è avvenuto così: la formula dogmatica del primo Concilio ecumenico della Chiesa, genitum non factum, consubstantialem Patri, approvata 1.700 anni fa dalla stragrande maggioranza dei Padri niceni, è sì approdata sino al nostro Credo odierno, ma dopo acerrime lotte durate più di mezzo secolo, fino al Concilio di Costantinopoli (381). E se consideriamo il main issue di Nicea, lo stop all’arianesimo, di secoli ne dovettero passare altri quattro. Che poi quando oggi risentiamo parlare di Gesù grande uomo, vero sapiente, potente taumaturgo, sincero rivoluzionario, saggio supremo ma, per favore, Dio incarnato assolutamente no, beh… l’arianesimo è proprio questo. Assistiamo dunque a una recidiva, parrebbe. Il grande Basilio di Cesarea paragonò la controversia ariana, detonatore di Nicea, a una feroce guerra navale combattuta nell’oscurità, nella quale era anche difficile distinguere alleati e nemici. La battaglia continua. E l’oscurità pure.

Ma torniamo a 1.700 anni fa. Già il Concilio era stato alquanto vivace con lo schiaffo pubblico d’uno scandalizzato san Nicola (sì, quello delle feste natalizie!) all’eretico Ario per le sue blasfemie su Gesù. C’era poi stato anche il doloroso calcio ai testicoli da parte di un ariano al padre conciliare Ippazio, vescovo di Gangra, che patì di ernia inguinale per il resto dei suoi giorni: oggi è il protettore della virilità e dell’apparato uro-genitale maschile, godendo di grande venerazione in Salento e pure in Russia. Ma dopo Nicea il conflitto postconciliare si inasprì. Citiamo solo qualche episodio dei molti: nel 330 il vescovo ortodosso Eustazio, primo Patriarca di Antiochia, fu deposto da Costantino per l’accusa di una prostituta filoariana d’averla messa incinta e reintegrato anni dopo, grazie al pentimento-confessione della donna; a Costantinopoli nel 343 il generale Ermogene, inviato dall’imperatore Costanzo per insediare il vescovo ariano Macedonio, fu linciato dalla folla impazzita; nel 379 il vescovo Eusebio di Samosata fu ucciso da una tegola scagliata da una donna di fede ariana; il vescovo di Alessandria sant’Atanasio fu costretto dagli ariani a lasciare cinque volte la sua sede episcopale.

Insomma, il clima ecclesiale era lacerato e infiammato. Lo descrisse così, tra l’ironico e l’afflitto, il vescovo Gregorio di Nissa: “Se ti informi sul denaro quello ti fa una dissertazione sul generato e l’ingenerato; se chiedi il prezzo del pane, ‘il Padre è maggiore’ ti risponde ‘e il Figlio è soggetto’. Chiedi se è pronto il bagno e quello sentenzia che il Figlio deriva dal nulla. Non so come si debba chiamare questo male: frenesia, pazzia, o una forma di epidemia che travolge le menti”.

San Girolamo, una cinquantina di anni dopo la quasi unanimità ortodossa dei 318 Padri di Nicea, scrisse la sua celebre frase: Ingemuit totus orbis, et arianum se esse miratus est, “tutto il mondo gemette e si meravigliò di ritrovarsi ariano”: un ribaltamento sconvolgente. Secondo il neo Dottore della Chiesa John Henry Newman, in quel IV secolo la Verità della fede fu preservata dal sensus fidei del popolo, giacché quasi tutti i vescovi avevano ceduto al potere imperiale e all’eresia. Da quel furibondo postconcilio dovremmo concludere che il primo Concilio ecumenico della storia della Chiesa aveva fallito; ma sul lungo periodo – quello che Leone XIV ha definito “il tempo lungo della fiducia nel quale Dio opera” – non fu così.

In questa luce va riletto il Joseph Ratzinger del 1985 su Vaticano II e postconcilio: “I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti… I cristiani sono di nuovo minoranza, più di quanto lo siano mai stati dalla fine dell’antichità”. Chissà se al Papa statunitense riuscirà di chiudere l’interminabile postconcilio attuale.