"Hezbollah? Consegnino le armi". La prima volta di Leone XIV ad alta quota
Pace e guerra al centro della conferenza stampa del Papa di ritorno dal Libano. Risposte misurate e molto diplomatiche
Una battuta anche sul Sinodo tedesco: "Temo che molti cattolici in Germania credano che certi aspetti del cammino sinodale celebrati finora in Germania non rappresentino le loro speranze per la Chiesa o il loro modo di vivere la Chiesa"
“Santità, prima del suo viaggio Hezbollah le ha inviato un messaggio, non so se l’ha ricevuto, l’ha letto. Cosa ci potrebbe dire al riguardo?”. Leone XIV: “Sì l’ho visto, evidentemente c’è da parte della Chiesa la proposta che lascino le armi e che cerchiamo il dialogo. Ma più di questo preferisco non commentare in questo momento”. E’ la risposta che meglio riassume l’ampia conferenza stampa che il Papa, al suo debutto ad alta quota, ha concesso ai giornalisti che l’hanno accompagnato nel viaggio in Turchia e Libano. Un viaggio fitto di incontri e denso di emozioni – “Il mio viso è molto espressivo, ma sono spesso divertito da come i giornalisti interpretano il mio volto. Delle volte prendo grandi idee da voi, perché pensate che riuscite a leggermi nel pensiero o nel volto. Non avete sempre ragione” – che ha avuto due colonne fondamentali: l’ecumenismo e la pace. Su quest’ultimo aspetto, il Papa ha chiarito che la Santa Sede è impegnata con colloqui e dialoghi, senza che se ne dia notizia all’esterno, perché “il nostro lavoro principalmente non è una cosa pubblica che dichiariamo per le strade, è un po’ dietro le quinte”. Sull’altro fronte, quello russo-ucraino, il Pontefice ha detto che “è evidente che il presidente degli Stati Uniti pensa di poter promuovere un piano di pace che, almeno in un primo momento, è senza Europa. Però la presenza dell’Europa è importante e quella prima proposta è stata modificata anche per quello che l’Europa stava dicendo. Specificamente penso che il ruolo dell’Italia potrebbe essere molto importante. Culturalmente e storicamente, la capacità che ha l’Italia di essere intermediaria in mezzo a un conflitto che esiste fra diverse parti”.
Leone XIV si è poi concesso una risposta sulla questione spinosissima del Cammino sinodale tedesco, che sarebbe concluso da tempo ma che le sue conseguenze iniziano a vedersi ora con l’istituzione degli organismi stabiliti dall’assise. L’opinione del Pontefice, benché illustrata in maniera assai diplomatica, non si presta a interpretazioni o manipolazioni, come s’evince dalla trascrizione ufficiale dei media vaticani: “Temo che molti cattolici in Germania credano che certi aspetti del cammino sinodale celebrati finora in Germania non rappresentino le loro speranze per la Chiesa o il loro modo di vivere la Chiesa. Quindi è necessario ulteriore dialogo e ascolto all’interno della Germania stessa, affinché nessuna voce sia esclusa, affinché la voce di quelli che sono più potenti non metta a tacere la voce di quelli che potrebbero essere anche molto numerosi, ma che non hanno un posto in cui parlare ed essere ascoltati. In modo da far sì che le loro stesse voci e espressioni di partecipazione nella Chiesa vengano ascoltate. Allo stesso tempo, come sono sicuro sapete, il gruppo di vescovi tedeschi si è incontrato, negli ultimi anni, con un gruppo di cardinali della Curia romana. Anche lì è in corso un processo per cercare di garantire che il Cammino sinodale tedesco non si allontani, se così si può dire, da quello che deve essere considerato un cammino della Chiesa universale. Sono certo che continuerà. Credo che ci saranno alcuni aggiustamenti da entrambe le parti in Germania, ma spero vivamente che le cose si risolveranno positivamente”. A viaggio concluso è già tempo di pensare al prossimo. Desideri? Uno, l’Africa, “sulle orme di sant’Agostino”.