Gli arretrati del Papa

La fase di transizione sta finendo, per la stessa pubblica ammissione dei responsabili della curia. Il pontificato inizierà davvero tra poco più di un mese

Matteo Matzuzzi

Le linee guida di Prevost si conosceranno solo all’inizio del 2026. Probabilmente nello stesso periodo in cui il Papa pubblicherà la sua prima enciclica sull’intelligenza artificiale (a gennaio o febbraio) e ridefinirà i ruoli apicali della curia

Mentre Leone XIV s’appresta a partire per Ankara, prima parte del suo primo viaggio internazionale (sarà in Libano da domenica), nei corridoi romani – sacri e non – ci si chiede quando partirà davvero il pontificato di Robert Prevost. Eminenze ed eccellenze, o anche semplici minutanti che s’aggirano nei dintorni del sagrato petrino, faticano a capire quale sia la rotta impostata dal Pontefice americano. Sì, certo, c’è l’appello all’unità. E quello alla pace. Ma di concreto? Qualche indicazione potrà arrivare, forse, dal concistoro convocato per il 7 e 8 gennaio, all’indomani della chiusura del Giubileo. Ai cardinali è stato fornito il programma (la tabella oraria), senza però indicare i temi della discussione. Apprezzata, da parte loro, la scelta di Leone di acconsentire alla prima richiesta fattagli dal Collegio all’indomani dell’elezione: convocare tutti almeno una volta all’anno, a Roma. Sulle date, magari si potrà fare di meglio, evitando di far partire le loro eminenze dai posti più lontani del pianeta il giorno dell’Epifania.

 

Che si sia in una fase di transizione l’ha implicitamente fatto capire martedì scorso, al termine di una conferenza stampa in Vaticano, il segretario del dicastero per la Dottrina della fede, mons. Armando Matteo: “Si chiude, con i prossimi due documenti (uno sulla tramissione della fede e il report del gruppo sinodale che studia il ruolo della donna nella vita e nel governo della Chiesa, ndr), il mandato che ci aveva dato Papa Francesco due anni fa. Il dicastero attende di incontrare a gennaio Papa Leone e di ricevere le istruzioni per i prossimi documenti”. Tradotto: tutto quello che si sta leggendo ora, anche con la firma di Leone XIV, è stato programmato da tempo. Lo si sapeva già – la Nota sui titoli mariani era stata annunciata dal cardinale Fernández all’inizio dell’anno – ma ora c’è la conferma: le linee guida di Prevost si conosceranno solo all’inizio del 2026. Probabilmente nello stesso periodo in cui il Papa pubblicherà la sua prima enciclica sull’intelligenza artificiale (a gennaio o febbraio) e ridefinirà i ruoli apicali della curia, dove nessuno è stato ufficialmente confermato dopo il decadimento automatico seguìto alla morte di Francesco e l’unica nomina di rilievo è stata quella del prefetto dei Vescovi, mons. Filippo Iannone, e solo perché la carica era rimasta vacante. Per il resto, tutti in proroga. Qualcosa s’è mosso solo per i ruoli subordinati, la “macchina” che coordina e gestisce il lavoro quotidiano. Eppure, non irrilevante è quanto pubblicato ieri, relativo alla diocesi di Roma: con un brevissimo motu proprio, il Papa ha cassato la riforma del vicariato decisa un anno fa da Francesco, che aveva abolito – tra le proteste, per lo più silenziose, dei parroci – il settore Centro, smembrandolo tra le care periferie. Leone XIV torna al passato,  perché proprio durante l’anno giubilare “è  emersa non solo una specificità ma anche una omogeneità e unitarietà del Settore Centro della diocesi di Roma”.

Di più su questi argomenti: